Non si è fatta attendere la risposta della Cina ai dazi del 10% imposti dalla nuova amministrazione americana alle importazioni dalla Repubblica popolare.
L'amministrazione cinese della dogane, che dipende dal Consiglio di Stato, organo esecutivo del governo centrale, ha imposto a sua volta un dazio aggiuntivo, a partire dal 10 febbraio, del 15% sul carbone e sul gas naturale liquefatto importati dagli Stati Uniti. Mentre il petrolio greggio, i macchinari agricoli, le automobili di grossa cilindrata e i pick-up saranno soggetti a un dazio aggiuntivo del 10%.
E mentre si acuisce la tensione commerciale tra i due paesi, Pechino incassa invece una, probabilmente inattesa, apertura da parte dell'Unione europea, che con la Repubblica popolare ha totalizzato ben 785 miliardi di dollari di scambi nell'anno passato, di gran lunga suo primo partner commerciale.
«Questo sarà un anno intenso nei nostri rapporti con la Cina, mentre celebriamo mezzo secolo di relazioni diplomatiche», ha detto oggi Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, alla Conferenza degli ambasciatori dell'Ue, «mi avete sentito dire molte volte che il nostro rapporto con la Cina è uno dei più intricati e importanti al mondo. E il modo in cui lo gestiremo sarà un fattore determinante per la nostra futura prosperità economica e sicurezza nazionale. La Cina è un partner commerciale fondamentale, (...) e la maggior parte di questo commercio è reciprocamente vantaggioso. Ma abbiamo assistito a crescenti squilibri e rischi che derivano dal fare affari con la Cina".
«Quindi continueremo a ridurre i rischi nei nostri rapporti economici, come abbiamo fatto negli ultimi anni. Ma c'è anche spazio per impegnarci in modo costruttivo con la Cina e trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse», ha continuato, «penso che possiamo trovare accordi che potrebbero persino espandere i nostri legami commerciali e di investimento. È una linea sottile su cui dobbiamo camminare. Ma può condurci a una relazione più equa e bilanciata con uno dei giganti economici del mondo. E questo può avere senso per l'Europa».
Intanto la State Administration for Market Regulation cinese ha messo nel mirino Google, che in Cina, dove il suo browser non è disponibile, offre un numero limitato di servizi, e valuterà se il colosso tecnologico californiano abbia commesso una violazione delle leggi anti-monopolio del Paese.
E ancora il ministero del Commercio cinese e i funzionari doganali hanno annunciato nuovi controlli sulle esportazioni di una serie di articoli relativi a determinati minerali essenziali, tra cui tungsteno, tellurio, rutenio, molibdeno e rutenio.
Ciononostante la Cina vorrebbe evitare il più possibile una guerra commerciale con gli Stati Uniti in un momento di debolezza dell'economia interna, secondo gli analisti senior di Commerzbank Bernd Weidensteiner, Christoph Balz e Tommy Wu. nella realtà il volume delle merci interessate dai dazi cinesi dovrebbe aggirarsi tra i 10 e i 15 miliardi di dollari, non più del 10% di quanto la Cina ha importato dagli States nel 2024, 163 miliardi di dollari.
A Pechino interessa molto, invece, difendere il suo export verso gli Usa che nel 2024 è stato di ben 564 miliardi di dollari. Anche per questo le autorità cinesi hanno deciso di presentare un reclamo all'Organizzazione mondiale del commercio contro la decisione degli Stati Uniti di imporre un dazio aggiuntivo del 10% sulle merci provenienti dalla Cina.
L'imposizione da parte degli Stati Uniti di dazi aggiuntivi sui prodotti cinesi ha violato pesantemente le regole dell'OMC, ha protestato il Ministero del commercio estero, sottolinenanco che la decisione di Trump atto è tipica dell'unilateralismo e del protezionismo commerciale.
Il portavoce cinese ha anche affermato che la mossa degli Stati Uniti mina gravemente il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole, erode le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti e disturba la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali. (riproduzione riservata)