La Cina ridurrà le tariffe d'importazione sui suini, sui prodotti farmaceutici e su alcuni componenti ad alta tecnologia a partire dal 1 ° gennaio, una mossa che arriva mentre Pechino e Washington cercano di completare l'accordo commerciale di fase uno.
Il piano, approvato dal Governo cinese, abbassera' le tariffe per tutti i partner commerciali, su oltre 859 tipi di prodotti, al di sotto del livello previsto per i contraenti della clausola delle 'Nazioni piu' favorite', ha annunciato oggi il ministero delle Finanze cinese. Tale clausola, se azionata, taglia drasticamente le tariffe tra partner commerciali.
Le imposte più basse si applicheranno alla carne suina congelata, poiche' la Cina mira a sostenere le sue scorte di carne in presenza di un focolaio di peste suina, nonche' a prodotti e medicinali per il trattamento dell'asma e del diabete. Le tariffe su alcuni dei prodotti scenderanno a zero.
A partire dall'inizio del prossimo anno, il piano ridurra' i prelievi sulle importazioni su oltre 8.000 prodotti a un livello inferiore rispetto a quello in vigore con 23 Paesi che hanno accordi di libero scambio con la Cina, tra cui Australia, Corea del Sud, Islanda, Nuova Zelanda e Pakistan. Il Ministero della Finanze ha anche precisato che taglierà ulteriormente le tariffe su alcuni prodotti e servizi informatici dal 1 ° luglio 2020.
L'annuncio potrebbe avere effetti positivi sulle esportazioni italiane di carne suina congelate grazie alla complementarietà della struttura suinicola dei due paesi e alle attività già avviate da alcuni tra i maggiori salumifici fra iquali Levoni e Salumi Martelli.
Anche sul fronte farmaceutico potrebbero beneficiarene aziende come Menarini, Chiesi e Zambon, particolarmente attive nel mercato del Dragone.
L'annuncio arriva mentre la Cina e gli Stati Uniti stanno per firmare un accordo commerciale volto a porre fine a una guerra tariffaria che dura da quasi due anni. Nessuna delle parti ha rilasciato una versione del loro progetto di accordo ma la Cina ha affermato che acquistera' più prodotti americani, compresi i prodotti agricoli, mentre Washington ha dichiarato che avrebbe annullato i piani per un nuovo pacchetto di tariffe e che avrebbe ridotto al contempo quelli esistenti.
Le riduzioni delle tariffe di oggi sembrano aprire la strada a un incremento delle importazioni di prodotti statunitensi senza violare le regole commerciali internazionali che vietano il commercio gestito. Il rappresentante per il Commercio americano, Robert Lighthizer, ha dichiarato che Pechino ha promesso di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti per un valore di 200 miliardi di dollari nei prossimi due anni, che includono l'acquisto di almeno 40 miliardi di dollari di beni agricoli americani ogni anno.
I funzionari cinesi non hanno rivelato a quanto ammonta l'impegno cinese, dicendo che compreranno molto di piu' ma che l'importo sara' basato sulle esigenze del Paese e in conformita' con l'Organizzazione mondiale del commercio.
"Se tagliassimo le tariffe solo per gli Stati Uniti, molti altri Paesi si lamenterebbero", ha spiegato Wang Huiyao, fondatore del think tank per la Cina e la Globalizzazione con sede a Pechino. "La Cina sta rispondendo alle preoccupazioni degli altri Paesi e sta sostenendo il libero scambio.
La Cina non sara' criticata per essere unilaterale rispetto agli Stati Uniti".
In un discorso tenuto sabato, il presidente americano, Donald Trump, ha dichiarato che la sua amministrazione "ha appena raggiunto un importante passo avanti nell'accordo commerciale" con la Cina. Stamattina, Trump ha pubblicato su twitter i resoconti dei media statunitensi sulla Cina in merito alla riduzione delle tariffe ma senza fornire alcun commento.
I due Paesi dovrebbero firmare un accordo all'inizio di gennaio e l'accordo entrera' in vigore 30 giorni dopo.
La Cina continua a tagliare le tariffe sulle importazioni dal 2017 con l'obiettivo di aumentare i consumi interni e aprire ulteriormente la sua economia. Ha accelerato i tagli ai prodotti importati dopo che le dispute commerciali con gli Stati Uniti si sono intensificate e hanno incoraggiato le imprese cinesi a fare acquisti su altri mercati. Ciononostante le importazioni cinesi sono diminuite del 4,5% nei primi 11 mesi di quest'anno a causa della debole domanda interna.