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Politica

Dpi, si intensifica l'export della Cina verso tutto il mondo

Centinaia di charter partono ogni giorno dall'aeroporto di Shanghai carichi di Dispositivi di protezione individuale, mascherine, camici, guanti, ventilatori e altri prodotti per fronteggiare la Fase due. Dalla Cina, nel mese di marzo sono state esportate quattro miliardi di mascherine e quattro milioni di testing kit oltre a guanti e ventilatori


05/05/2020 10:13

di Marco Leporati*

settimanale

Nella più ampia categoria dei dispositivi di protezione individuale (Dpi), la mascherina sta diventando l’oggetto del contendere tra produttori e consumatori.

Nel mondo ed in Italia, con l’approssimarsi di quelle che vengono definite le Fasi 2, intese come riaperture modulate della vita sociale e produttiva, non si può prescinderne dall’uso.

Oggi, risulta incontrovertibile che il maggior produttore di maschere sia la Cina. In altri Paesi prosegue il tentativo di attrezzarsi per la produzione ma, ancorchè si trasformino linee di produzione, rimangono i problemi relativi all’approvvigionamento della materia prima che, con gli elevati costi di trasporto, fanno sì che il prezzo di vendita non sia competitivo e al momento la soluzione preferibile è quella di importarle dalla Cina.

Ma le posizioni del gioverno in merito all'esportazione sono in continuo divenire e sempre più restrittive. Due settimane dopo quanto era stato disciplinato per le protezioni ad uso medicale è stato esteso a quello civile con ovvie insorgenze di situazioni  di estrema confusione per produttori ed esportatori.

Le ispezioni sono state intensificate e sono state richieste dichiarazioni congiunte di responsabilità in merito alla qualità e certificazione del prodotto.

Tuttavia, ogni giorno, solo dall’areoporto di Shanghai Pudong, sono in partenza per le diverse destinazioni del mondo circa quattrocento charter, tutti contenenti materiale di contrasto al Covid 19.

Uno di questi è partito ieri sera da Shenzhen con destinazione Roma, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e il Consolato Generale a Canton, nell’ambito del ponte aereo sanitario dalla Cina all’Italia, con a bordo 10 milioni di mascherine e 90 mila  tute protettive, acquistate dallo stessa Struttura di sostegno al Commissario Straordinario e dal Dipartimento della Protezione Civile Italiana.

«Il ponte aereo proseguirà nei prossimi giorni con ulteriori spedizioni nel nostro Paese di materiale medico-sanitario da diverse località della Cina», ha precisato l'Ambasciata italiano a Pechino.

In Italia, in previsione della Fase 2, sono state poste in essere delle precise norme che riguardano il prezzo di acquisto, di vendita e i ristori per acquisti precedenti a prezzi più elevati.

Se tanto si è scritto e dibattuto a proposito del ritorno alla normalità, a nuovi modelli di sviluppo organizzativo per far fronte alla crisi economica che ormai è considerata depressione dopo gli ultimi dati trimestrali elaborati per singolo Paese, il focus di tutti i Governi è quello di disciplinare le regole di convivenza quali presupposto per ripartire con la vita sociale  ed i consumi.

Tre sono i pilastri generalmente riconosciuti per la convivenza interpersonale: distaccamento sociale, igiene delle mani ed uso delle mascherine.

In Italia, secondo quanto dichiarato dal Commissario Domenico Arcuri, dovrebbero essere in distribuzione giornaliera dodici milioni di mascherine con un raddoppio previsto nelle prossime settimane ad un prezzo d’acquisto stabilito in Euro 0,38 e vendute a Euro 0,50.

Con questi numeri il quadro si complica sia per la scarsità di materie prime che andrà ad incrementare i prezzi a discapito della qualità del prodotto spesso supportata da false certificazioni  ottenute nel giro di qualche settimana sia i prezzi di vendita con pagamenti totali in anticipo.

In questa cornice si possono individuare  due scenari interconnessi: la Cina, nonostante le continue regole restrittive dimostra di avere ancora il controllo di questi prodotti indispensabili per la sopravvivenza nei prossimi mesi tenendo in considerazione l’eventuale ritorno dell’epidemia, come prospettato da molti virologi, a dispetto del conclamato innalzamento della temperatura.

A questo punto la geopolitica sposta il proprio baricentro dalle sofisticate tecnologie del 5G alla piu banale mascherina dal valore intrinseco di pochi centesimi a seconda se stampata o cucita, in tessuto o non tessuto.

Va anche tenuto presente che la Cina controlla il 90% delle terre rare, risorsa primaria per la produzione di hardware tecnologici ed è per questa ragione che è ricominciata una sorta di disputa originata dagli  Stati Uniti che, da un lato, non hanno partecipato alla nuova organizzazione creata sulle ceneri della Commissione WTO: Multi-Party Interim Appeal Arbitration Agreement ( MPIAA) cui fanno parte 19 Paesi inclusa l’Unione Europea; dall’altra  una maggior volontà per accelerare azioni di decoupling della supply chain.

Infine, mentre qualche mese fa, era sembrato che si fosse molto vicino alla scoperta del vaccino, oggi la ricerca è ancora distante dalla soluzione finale anche per via delle continue mutazioni del Covid 19.

Ma, accettando come regola l’uso della mascherina, come possiamo immaginare una vita con una maschera che vada ben oltre a una fase di emergenza, dalla fase 2  a forse una fase 3?

D’altro canto la maschera di tipo medicale era stata ideata a Venezia nel XIV secolo e poi perfezionata  da Charles de Lorme, medico di Luigi XIII, a forma a becco con un abbigliamento simile a quello usato oggi in terapia intensiva.

La maschera di stoffa ad uso civile, sempre per proteggere durante le epidemia da miasmi che si ritenevano fonte della malattia, aveva preso piede durante il Rinascimento ma è solo durante la Terza peste in Cina sviluppatasi in Manciuria alla fine dell’800 che un medico cinese Lien Wu riconosce la forma polmonare e crea una maschera in garza e cotone multistrato.

Tornando ai giorni nostri dovremo utilizzare lo sguardo quale fulcro centrale delle relazioni e con un dialogo un poco artefatto dal filtro che deriva dalla maschera senza poter esprimere un sorriso, un risentimento o perfino una smorfia.

Questo sarà di fatto il primo cambiamento epocale per circa tre miliardi di persone che dovranno ritrovare, come afferma lo psicologo Luigi Mastronardi, “un punto nautico esistenziale”.

Avendo trovato per caso una limited edition di Baci Perugina, ho aperto un singolo cioccolatino caratterizzato dalla striscia di carta trasparente con le abituali frasi celebri: “Quando sentiamo il bisogno di un abbraccio dobbiamo correre il rischio di chiederlo”. L’autrice è la poetessa americana della fine dell’ottocento, Emily Dickinson. Tutto ciò ormai appartiene alla storia.

* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


 


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