La Camera di commercio europea in Cina chiede che entro l'anno si possa chiudere l'Accordo comprensivo sugli investimenti tra Pechino e Bruxelles. L'auspicio è che si arrivi a un'intesa completa, senza lasciare a metà il lavoro rinviando sui dossier più delicati. Indicazioni potranno arrivare già lunedì, in occasione del summit tra il presidente Xi Jinping e i vertici comunitari nella persone del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, della presidente della Commissione Ue, Ursula von del Leyen e della cancelliera tedesca Angela Merkel, cui spetta la presidenza di turno dell'Unione.
Il summit "sarà decisivo per capire quanto capitale politico sarà speso e quanto avanti si possa andare per arrivare all'intesa", ha commentato il presidente della Camera di commercio, Joerg Wuttke presentando l'annuale position paper e nell'ammettere che la distanza tra le parti è ancora, pur attendendo progressi.
La preoccupazione delle imprese europee nella Repubblica popolare sembra tuttavia essere quella dell'eccessiva politicizzazione delle questioni economiche e degli affari. Eventuali minacce all'attività delle aziende in Cina in caso di contrasti di Pechino con i Paesi d'orgine sono infatti elementi fuori dal controllo del management e difficili da prevedere. In più i temi di frizione non mancano, a partire dalla preoccupazione dell'opinione pubblica europea per la situazione nella regione dello Xinjiang, con le accuse per la presenza di campi di lavoro, e a Hong Kong. Il timore è di diventare bersaglio di rappresaglie arbitrarie.
Possibili nuove tensioni che si sommano a una serie di ostacoli o "dicotomie", come vegono indicate nel documento, che sollevano domande sulla strada che la Cina deciderà di intraprendere. C'è quella che viene definita "un'economia, due modelli" con la divisione tra privato ed economia di stato. C'è il nodo delle difficoltà di accesso a un mercato altrimenti con enormi potenziali. C'è il "persistente divario" tra quanto le autorità si impegnano a portare avanti in termini di aperture e la realtà sul territorio. Infine le aziende Ue sottolineano la differenza di approccio tra il tentativo cinese di conquistare il cuore e le menti degli europei con il softpower economico e un atteggiamento sempre più assertivo da parte della diplomazia.
Nell'immediato, tra i nodi da risolvere, resta il ritorno dei dipendenti dall'estero ostacolato dalle restrizioni per contenere la pandemia di Covid-19, nonché episodi di discriminazione verso gli stranieri, spesso ignorato dai funzionari governativi. (riproduzione riservata)