Moda in Cina e macchine utensili in India e Giappone, oltre al food in Germania: sono queste tre voci che hanno sostenuto nei primi due mesi dell’anno le esportazioni italiane, che, nonostante il rallentamento globale, sono cresciute complessivamente del 3,2%, in leggera accelerazione, con un +3,4%, in febbraio rispetto al mese precedente, e rispetto alla performance dell'intero 2018, +3,1%.
Lo ha calcolato l’ufficio studi di Sace Simest, il polo dell’export parte del gruppo Cdp. «Si tratta di un segnale positivo per il Made in Italy, in considerazione della congiuntura europea e internazionale, in rallentamento rispetto all’anno precedente, ma, in ogni caso, la natura parziale del dato impone cautela», hanno avvertito gli analisti dell’ufficio studi, diretto da Alessandro Terzulli, concludendo che i prossimi mesi saranno, ovviamente, il vero banco di prova per saggiare la tenuta dell’export italiano che nel 2018 ha raggiunto un totale di oltre 463 miliardi di euro, garantendo un surplus commerciale di 38,9 miliardi di euro.
Le esportazioni verso l’area Ue sono cresciute a ritmi moderati con Francia e Germania tra le migliori destinazioni. Al contrario, è diminuito l’export in Polonia e Repubblica Ceca, due dei mercati best performer nel 2018. Sono calate le vendite in Spagna, ma con significative eccezioni tra i settori. Nell’area extra-Ue, i paesi che hanno segnato le migliori performance di acquisti dall’Italia sono la Svizzera (+14,7%), l’India (+12,2%) e,curiosamente, il Giappone (+10,5%). L’export verso la Cina (+2,8%), poco più di 13 miliardi di euro nel 2018, in leggera flessione rispetto all’anno precedente, è cresciuto meglio delle attese, mentre i flussi verso l’Africa subsahariana e il Mercosur, l’unione doganale dei paesi del sud America, sono in calo.
Anche i dati per settori merceologici riservano delle novità interessanti. La più significativa è la tenuta registrata dalle vendite di meccanica strumentale il principale settore italiano di esportazione, cresciuta del + 4,1%, con aumenti nell’ordine del 20% in India, Giappone e Stati Uniti.
Le vendite all’estero del raggruppamento dei beni di consumo registrano l’incremento più significativo (7,6%) grazie principalmente al contributo dei beni non durevoli (+8,6%) mentre i durevoli sono avanzati al 2,5%. L’export di beni intermedi si è assestato al +2,8%. Segue il raggruppamento dei beni strumentali (+2,7%) in miglioramento rispetto a gennaio quanto si era registrato un incremento dell’1,4%, Tra i migliori settori vi sono due eccellenze del made in Italy, food e moda. L’export di food è cresciuto del 7,8% grazie soprattutto alle performance in Germania, Romania e nei paesi dell’Asean, la comunità che raccoglie le maggiori economie del sud est asiatico. La moda registra forti incrementi di vendite in Cina, Francia e Svizzera. Il calo di export di autoveicoli riflette il momento di difficoltà attraversato dal comparto.
Spicca anche il momento positivo della farmaceutica e dei mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli). L’export verso gli Stati Uniti ha beneficiato soprattutto del contributo della cantieristica navale e della farmaceutica ma l’andamento positivo è generalizzato tra i settori. Il significativo aumento delle vendite verso Londra testimonia un effetto scorte in vista degli sviluppi della Brexit. L’export verso la Turchia è in forte calo a causa della recessione in atto nel paese e del consistente deprezzamento della Lira, che sta recuperando dai minimi dell’agosto scorso.