Il 2020 per gli investimenti stranieri in Cina era iniziato sotto una buona stella: Pechino dopo anni di riflessioni, ripensamenti e stop and go ha finalmente approvato la nuova legge sugli investimenti stranieri "Foreign Investment Law" con lo scopo di accelerare la riforma di apertura del mercato e di eliminare le incongruenze. Poi e' arrivata la pandemia di Covid-19 che ha rallentato investimenti e sviluppo, ma secondo gli addetti ai lavori, gli industriali, i banker e gli avvocati che sono intervenuti all'evento "Belt and Road Initiative" organizzato dal Gruppo Class Editori e Xinhua la norma farà da volano per le imprese straniere che vogliono operare in Cina e che ora potranno così concorrere con meno vincoli e lacciuoli rispetto ai concorrenti.
"Il diritto cinese è un diritto recente, molto complesso che oggi sta cercando di rendere paritetici gli investitori cinesi e quelli stranieri.
C'è un'apertura sempre maggiore del mercato per esempio nel settore dei servizi", garantisce Junyi Bai, Partner, Dentons Europe Studio Legale Tributario. "Oggi quelli bancari e assicurativi sono ancora limitati agli investitori esteri: ma anche il tetto esistente nel 2022 sarà superato. Bisogna conoscere queste norme molto complesse e numerose per operare in Cina, il supporto dei consulenti e' quindi fondamentale".
Questa semplifica l'istituzione di aziende a capitale straniero e l'ingresso di investitori esteri in società a capitale cinese. Inoltre le aziende a capitale straniero devono essere trattate come quelle a capitale cinese in tutte le loro manifestazioni e operazioni. "L'anno era quindi iniziato con una nota positiva per gli investimenti a Pechino prima dell'avvento del Covid", conferma Marco Marazzi, Partner di BakerMckenzie Italy. "Questa legge rappresenta un fatto molto positivo, le aziende hanno 5 anni per modificare gli statuti in questa direzione e alcune lo stanno già facendo".
La consulenza su questi temi sarà fondamentale sia per chi è già presente nel Paese come Aquafil e Danieli sia per chi ha intenzione di internazionalizzare ora. "Siamo sbarcati in Cina a fine 2009, dopo un'esperienza in Tailandia che ci ha aiutato a ridurre gli errori e a capire come internazionalizzare la società in Oriente. Sia in Tailandia sia in Cina siamo sbarcati all'interno di un parco tecnologico. Per noi è stata un'ottima esperienza. Oggi facciamo quasi 100 milioni di fatturato in Cina dove realizziamo meno del 10% del fatturato europeo ma cresciamo con tassi elevati. Dalla Cina seguiamo tutto il mercato dell'Asia Pacific", ha affermato Giulio Bonazzi, Presidente e Ceo di Aquafil.
La società prima del Covid ha realizzato un fatturato consolidato di 550 milioni e conta 16 stabilimenti nel mondo. A fine 2020 registrerà un calo del 20% del giro d'affari a causa della pandemia. Procedendo nel percorso di internazionalizzazione Aquafil è sbarcata anche in Giappone.
Per sostenere le imprese in Cina ci sono le grandi banche, le Camere di Commercio, gli studi legali specializzati e anche realta' come la Cdp, che e' stata tra le prime a lanciare i Panda Bond, obbligazioni cinesi denominate in renminbi di un emittente non cinese, vendute nella Repubblica popolare cinese. "Siamo stati il primo operatore istituzionale europeo a emettere le obbligazioni Panda bond sul mercato cinese per facilitare finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese per calmierare il tasso di cambio", spiega Riccardo Honorati Bianchi, senior advisor per Cdp. "Il programma e' stato autorizzato per 5 miliardi di renminbi, noi abbiamo avviato la prima tranche da 1 miliardo" e questo primo plafond e' quasi esaurito. "Stiamo verificando col mercato l'effettivo tiraggio dello strumento e siamo pronti a prendere in considerazione una nuova tranche qualora ci fosse ulteriore domanda. L'interesse sta crescendo, l'ufficio studi ci conferma questi dati, si possono aprire degli scenari importanti per il nostro tessuto imprenditoriale".
Intesa SanPaolo e' particolarmente attenta al mercato cinese. "La filiale di Shanghai ha licenza piena dal 1997 e ha supportato la metàdegli investimenti diretti italiani effettuati nel Paese. La nostra nicchia di riferimento sono le aziende italiane. Le autorità cinesi in questa fase pandemica hanno raccomandato massima flessibilità rispetto ai finanziamenti", ha affermato Yu Huang, General Manager di Intesa SanPaolo a Shanghai
"I tassi nel Paese si aggirano intorno a 1,6-1,7% come depositi a vista, mentre i Loan prime rate (LPR) di riferimento per i prestiti da inizio anno si sono abbassati significativamente e viaggiamo intorno al 3,85%-4,65%, con un deciso calo del costo del denaro per le aziende".
Un'altra banca molto attiva è Icbc. "Ci stiamo concentrando in questo momento nel supporto alle piccole e medie imprese e stiamo lanciando una piattaforma elettronica per fare incontrare aziende importatrici ed esportatrici", ha affermato Sergio Miele, Senior Business Development Consultant dell'istituto di credito.
"Il nostro partner in questo progetto è la Fondazione Italia-Cina. In questa piattaforma transiteranno non solo incontri B-to-B ma anche eventi formativi per andare incontro a un mondo sempre più digitalizzato".
La Regione Lombardia è arrivata anche a escogitare missioni commerciali nel Paese asiatico. "Abbiamo relazioni molto strette con la Cina, ci stiamo attrezzando per mantenere una normalità anche nel periodo Covid e abbiamo aperto i finanziamenti per riuscire a svolgere le normali attività anche in via telematica. Siamo arrivati a pensare alle missioni" commerciali "virtuali. La Cina è uno dei partner economici della Lombardia nei diversi settori, dall'abbigliamento al food&wine al tech. Anche le costruzioni e l'automotive stanno crescendo", ha concluso Fabrizio Sala, vice presidente e assessore allo Sviluppo e innovazione della Regione Lombardia. (riproduzione riservata)