I prodotti della svedese H&M sono spariti dalle principali piattaforme e-commerce cinesi, Alibaba, JD.com, Pinduoduo , in seguito al fatto che l'azienda ha annunciato in un comunicato che non usa il cotone dello Xinjiang per motivi etici, riferendosi alle denunce occidentali di utilizzo di lavoro forzato delle minoranze uigure nella filiera del cotone. Motivo di non poca apprensione per il gigante del fast fashion, dal momento che la Cina rappresenta il suo quarto mercato di riferimento con 520 store, preceduti per numero solo dai 593 degli Stati Uniti.
Successivamente il profilo Weibo, il Twitter cinese, del giornale ufficiale del Partito comunista, ha riportato che «ci sono molte compagnie straniere che hanno diffuso dichiarazioni in cui 'tagliano i rapporti' con il cotone dello Xinjiang negli ultimi due anni. Tra questi alcuni membri della Better Cotton Initiative come Burberry, Adidas, Nike, New Balance e altre», si legge nel post su Weibo. «Utenti online hanno detto che il mercato cinese non accoglie con piacere quelli che accoltellano alla schiena» è scritto ancora.
Gli annunci da parte di questi marchi dell'abbigliamento sul cotone dello Xinjiang, in realtà, sono spesso vecchi di mesi e la reazione cinese si colloca in un momento di tensione attorno alla vicenda uigura con l'Unione europea e con l'Occidente più in generale.
Sta di fatto che nello Xinjiang viene prodotto l'85% del cotone cinese e il 20% di quello mondiale. L'anno scorso la produzione totale di cotone è stata di oltre 5,1 milioni di tonnellate, 87% dell'output della regione.
Alla fine di gennaio un report pubblicato dall’Associazione dell’Industria Tessile dello Xinjiang sulla responsabilità sociale dell’industria tessile del cotone, ha ripercorso la storia e gli sviluppi più recenti, sostenendo l’importanza dell'intera filiera per il sostentamento della popolazione locale.
Dal report emerge che l’industria tessile del cotone nella regione ha fatto notevoli progressi per quanto riguarda le opportunità di lavoro, ha portato a un aumento del reddito dei coltivatori di cotone e ha contribuito allo sviluppo economico e al miglioramento della qualità della vita della popolazione.
Dati che sono confermati dalle statistiche ufficiali. Il reddito medio annuo nelle zone urbane è cresciuto negli ultimi 5 anni a un tasso medio anno del 6% e ha raggiunto l'anno scorso 5.400 dollari. Nelle campagne il reddito medio è un terzo, anche se tendenzialmente sta crescendo di più.
Secondo le statistiche ufficiali almeno 3 milioni di agricoltori sarebbero usciti dalla povertà negli ultimi anni e il 70% delle spese dell'amministrazione provinciale è stata destinata al miglioramento del tenore di vita della popolazione.
Nel report dell'Associazione dell'Industria Tessile si afferma, tra l'altro, che l’età media dei lavoratori nel settore è di 33,7 anni e che tutti i dipendenti intervistati hanno dichiarato di essere stati sottoposti a un controllo dei documenti d’identità da parte degli uffici delle risorse umane per verificare che non si trattasse di minori di 16 anni, ovvero l’età minima stabilita dalla legge per lavorare nel paese.
Tutte e 26 le imprese che hanno preso parte all’indagine dispongono di ristoranti halal, che servono cibo secondo le regole dei musulmani, e anche pietanze tipiche delle minoranze etniche per soddisfare le necessità alimentari di tutte le etnie.
La maggior parte delle imprese tessili specializzate nella lavorazione del cotone hanno stabilito un giusto salario per un giusto carico di lavoro e proibito la discriminazione di genere, introducendo servizi sociali per i dipendenti tra cui centri ricreativi e sportivi.
Il settore è in rapida evoluzione e la produzione sta diventando sempre più automatizzata, continua e intelligente, caratteristiche che si traducono in un aumento della domanda di macchinari tessili di alta gamma e che rendono questo segmento un acquirente fondamentale nella catena globale di approvvigionamento di macchinari tessili. (riproduzione riservata)