Anche in Cina si inizia a discutere di helicopter money. Mettere in tasca a ogni cittadino 2.000 yuan, l'equivalente di 260 euro, come forma di sostegno per uscire delle secche economiche provocate dall'epidemia di coronavirus. La cifra proposta da Zhu Zhengfu, componente della Conferenza politico consultiva e vicepresidente degli avvocati cinesi, non è tirata a caso: si tratta della spesa media mensile in consumi sostenuta dai cinesi lo scorso anno. L'obiettivo della proposta è infatti dare ai cittadini i soldi necessari a far ripartire la seconda economia al mondo a allo stesso tempo favorire le piccole e medie imprese del Paese, le più colpite dalle chiusure e dalle restrizioni adottate per contenere il diffondersi di Covid-19.
La proposta di Zhu trae ispirazione da quanto già annunciato a Hong Kong, dove l'amministrazione locale della governatrice Carrie Lam ha deciso a fine febbraio di regalare 10.000 dollari locali, pari a 1.175 euro, a ogni adulto dei suoi 7 milioni di residenti permanenti, ma soltanto una volta che l'epidemia sarà passata.
Sulla stessa linea si muovono anche gli Stati Uniti. Il piano messo a punto dall'amministrazione Trump e presentato dal segretario al Tesoro Steve Mnuchin prevede infatti un contributo immediato alle famiglie di 1.000 dollari per quasi ogni adulto e 500 dollari per ogni bambino .
L'idea di garantire 2.000 yuan a ogni cittadino rischia però di scontrarsi con l'ammontare delle risorse necessarie a finanziare il piano. Garantire tale cifra a 1,4 miliardi di abitanti costerebbe infatti 2.800 miliardi di yuan, ha calcolato l'economista Liu Qiao, citato dal magazine economico-finanziario Caixin che propone un intervento più mirato, attorno ai 1.000 yuan e soltanto per le famiglie dell'Hubei, epicentro dell'epidemia.
Convertito in euro, lo sforzo finanziario per l'helicopter money con caratteristiche cinesi sarebbe pari a oltre 365 miliardi, ossia la stessa cifre del possibile piano di stimoli che Pechino potrebbe adottare per rilanciare le opere infrastrutturali, a finanziate attraverso l'emissione di obbligazioni dedicate da parte dei governi locali, adottando la stessa strategia del 2008 per evitare gli sconquassi della crisi finanziaria.
Già all'epoca però alcune città misero in piedi un sistema paragonabile a quello ipotizzato da Zhu. Hangzhou distribuì 100 milioni di yuan in voucher alle famiglie a reddito basso, pensionati e studenti. Lo stesso fece Chengdu.
Al momento la People’s Bank of China, la banca centrale cinese, è intervenuta con tagli dei coefficienti di riserva per la banche, così da liberare liquidità da destinare alle pmi.Stando ai dati forniti da Zhou Liang, vicepresidente dalla China Banking Regulatory Commission, il sostegno al credito fornito dalle banche cinesi per combattere l'epidemia ha superato i 1.800 miliardi di yuan, pari a circa 253,7 miliardi di dollari e circa il 20% delle piccole e medie imprese ha ottenuto un lungo periodo di sospensione dei rimborsi. Per contrastare gli shock esterni, oltre a tagliare i tassi sui prestiti e i coefficienti di riserva obbligatoria degli istituti di credito, gli analisti non escludo che la Pboc possa ridurre anche i tassi sui depositi di circa 25 punti base. (riproduzione riservata)