Mentre oggi a Davos al WEF (World Economic Forum), in videoconferenza da tutto il mondo, il presidente Xi Jinping sarà il protagonista della prima giornata dei lavori, a Shanghai si è riaperta la fenditura del Covid 19 ed il virus se ne è insinuato prontamente, dopo gli altri casi nel nord della Cina, circa un migliaio.
Due mesi fa, nell’area dell’aeroporto di Pudong si erano riscontrati casi dovuti principalmente alla manipolazione delle merci in arrivo dall’estero. Questa volta, salvo smentite, i casi sono locali, una dozzina, ed hanno colpito il centro di Shanghai, due ospedali ed un hotel, fra l’altro in due isolati in prossimità dell’ufficio del sottoscritto.
Quanto sta accadendo indica che il virus, come i protagonisti degli attacchi vietkong nella memoria di scene appartenenti ad Apocalypse now, non è stato debellato neanche qui, nonostante l’attenzione nell’osservanza delle procedure.
In questi giorni un lungo reportage presentato alla televisione CCTV mostrava come si sta lavorando al porto e all’aeroporto di Shanghai: uno sforzo sovraumano da parte del personale in forza nel sanificare e muovere continuamente scatole e contenitori per garantire l’azione di contrasto al diffondersi del virus.
Anche in altre province cinesi si sono avuti nelle ultime due settimane casi che stanno obbligando ad utilizzare misure di contenimento non generalizzate erga omnes; tra l’altro le scuole hanno chiuso venerdì scorso, in anticipo sul calendario in coincidenza del Capodanno cinese dell’11 febbraio e riapriranno probabilmente al primo di marzo.
Inoltre esiste il problema, ormai conosciuto, dei lavoratori migranti e di coloro che, pur avendo impieghi importanti nelle città, vogliono ritornare nel luogo natìo: si sta parlando dello spostamento di 407 milioni di persone. Al momento il Governo centrale sta semplicemente dissuadendo le persone a viaggiare ma alcuni villaggi o città minori hanno chiuso le porte ai loro concittadini argomentando che negli ultimi periodi non hanno riscontrato individui sintomatici e quindi non vogliono assumersi rischi.
Da parte delle autorità, la risposta che emerge dagli ultimi provvedimenti sta assumendo una connotazione a geometria variabile e non generale. Per esempio i periodi di quarantena oggi variano da 14 a 21 giorni in dipendenza da aree circoscritte e dalle regole per sottoporsi ai test mononucleici.
Un secondo esempio viene da Shanghai dove non è stato chiuso il distretto di Huangpu o Baoshan ma solo i compound dove le persone sintomatiche risiedevano, a parte il rinforzo delle regole molto stringenti per i pazienti degli ospedali, dove infatti si è riscontrato un caso in città.
Sembrerebbe quasi una fatalità che il virus si stia muovendo in Cina ad un anno esatto dal lockdown di Wuhan (23 gennaio 2020, vigilia del Capodanno cinese) come in uno dei romanzi di Dan Brown.
Tuttavia, è indubitabile che il sistema cinese abbia funzionato sia in termini di prevenzione e controllo, come indicano i dati epidemiologici del 2020, sia in termini di risultati economici.
Ma, nonostante tutto, c'è il rischio fondato che il rivolo dei casi di questi giorni si trasformi in una seconda ondata? Non si sa e si rimane in attesa delle circostanze. Zhang Wenhong, Direttore del Dipartimento delle malattie infettive del Huashan Hospital di Shanghai e persona accreditata presso il Governo centrale ha postato su Weibo, uno dei più importanti social cinesi, questo messaggio:
“Il coronavirus ha occupato stabilmente il pianeta ed è diventato un virus residente sulla terra e dopo, un anno di diffusione sta continuamente mutando. Questa situazione mostra che dobbiamo essere pronti ad una guerra che si prolungherà nel tempo. Speriamo di acchiappare i topi senza rompere le porcellane e speriamo anche che la prevenzione della pandemia non abbia un grande impatto sulla vita sociale”.
In Cina sono già stati vaccinati 15 milioni di persone mentre a Pechino vi sono code chilometriche di persone in attesa dell'iniezione. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni