La nuova proposta di legge sugli investimenti stranieri in Cina non convince a pieno il mondo delle imprese europee. I rilievi alla bozza sono contenuti nel parere diffuso dalla Camera di commercio dell'Unione europea. Il chiaro timore del mondo del business comunitario, espresso dal presidente della Camera, Mats Harborn, è che il regolare cammino legislativo della proposta sia influenzato dai negoziati commerciali in corso con gli Stati Uniti per disinnescare l'imposizione di nuovi dazi tra le prime due economie al mondo.
Preoccupazioni giustificate dall'accelerazione impressa al provvedimento, deviando dalla prassi delle tre revisioni prevista per le proposte che arrivano direttamente dall'Assemblea nazionale del popolo, con il sospetto quindi che i commenti del mercato all'iniziativa non trovino spazio nel testo finale. La secondo bozza infatti è stata pubblicata a fine gennaio quasi un mese prima della scadenza per proporre commenti al documenti.
Le imprese Ue apprezzano lo sforzo di unificare in una sola legge le tre già esistenti sulle imprese straniere e le joint venture e riconoscono passi avanti nella tutela della proprietà intellettuale e nell'impegno a un accesso equo alle gare pubbliche.
Detto ciò la bozza solleva interrogativi e lascia irrisolte diverse questioni: su tutte la distinzione legale delle imprese in base alla loro struttura proprietaria e o alle nazionalità degli investitori, un dettaglio a detta delle imprese europee che va ben oltre possibili ragioni di sicurezza nazionale.
Perplessità ci sono anche sulla norma che vieta i trasferimenti forzati di tecnologia. Divieto che copre soltanto i trasferimenti imposti da organismi amministrativi, lasciando quindi spazio per perpetuare una pratica contestata dal mondo delle imprese che vogliono investire in Cina e sul tavolo dei colloqui sui dazi con gli Stati Uniti.
Ma a destare maggiore preoccupazione è l'articolo 37. Prevede infatti azioni unilaterali contro partner commerciali e di investimento in base al principio della "reciprocità negativa". Per la Camera di commercio Ue tale provvedimento va cancellato, "per mantenere la bozza in linea con lo spirito originale del documento". Ogni conflitto, precisano le imprese europee, va gestito negli organismi multilaterali o secondo accordi tra i cinesi e i propri partner.
Precisa Harborn: "l'iter di revisione deve avere i tempi e l'attenzione necessaria a un pezzo di legislazione così importante. Per questo occorre rispettare gli appropriati periodi di consultazione".