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Politica

L'export di bello e ben fatto ha un potenziale di 45 miliardi di euro

Cina e Germania sono quindi i principali mercati per opportunità di export, anche se per ragioni diverse. Per quanto riguarda i settori, oltre a quelli che rientrano nelle cosiddette "tre F" di fashion, food, furniture, i comparti a più alto contenuto di prodotti di qualità ed eccellenze spaziano su un`ampia gamma che va dalla cosmetica alla ceramica, dalla nautica ai motocicli.


18/11/2019 14:43

di Andrea Pira

export

La Cina è il primo potenziale mercato emergente per il "bello e ben fatto" italiano. Si tratta di quei comparti produttivi dove è maggiormante riconoscibile il tocco del Made in Italy che possono avere un potenziale di espansione di 45 miliardi di euro. 

Di questi almeno 33,5 miliardi arrivano dall'export verso i paesi avanzati e 10,9 verso gli emergenti. I Paesi avanzati su cui puntare sono: Stati Uniti (8,2 miliardi di euro), Germania (3,3 miliardi), Giappone (2,6 miliardi), Regno Unito (2,5 miliardi) e Francia (2,1 miliardi). Tra le economie emergenti i mercati principali risultano Cina (3,3 miliardi di euro), Emirati Arabi Uniti (1,3 miliardi), Qatar (0,8 miliardi), Arabia Saudita (0,8 miliardi) e Russia (0,6 miliardi). Stati Uniti, Cina e Germania sono quindi i principali mercati per opportunità di export, anche se per ragioni diverse. Per quanto riguarda i settori, oltre a quelli che rientrano nelle cosiddette "tre F" di fashion, food, furniture, i comparti a più alto contenuto di prodotti di qualità ed eccellenze spaziano su un`ampia gamma che va dalla cosmetica alla ceramica, dalla nautica ai motocicli. 

I dati emergono dalla decima edizione di  Esportare la Dolce Vita, il rapporto realizzato dal Centro Studi di Confindustria con il sostegno di Sace Simest, la collaborazione con la Fondazione Manlio Masi e il contributo di Confindustria Ceramica, Cosmetica Italia, Federalimentare e Ucina.

Il cosiddetto bello e fatto bene  rappresenta il 15,6% (2018, ultimo dato disponibile) delle esportazioni complessive dell’Italia ed è trasversale a tutti i principali comparti dal made in Italy.

L’analisi del potenziale si accompagna a quella del rischio che ciascun mercato presenta La Cina,  a livello di controparte sovrana mostra un elevato livello di affidabilità, mentre il rischio aumenta nel caso di transazioni con banche e società non finanziarie, a causa della nota situazione debitoria che caratterizza tali controparti in quel paese. Un discorso simile vale anche per la Russia, dove a fronte di una forte solidità a livello di bilancio pubblico, possono emergere criticità in alcuni settori corporate e in quello bancario.

 Vi sono poi altri paesi emergenti, nonché importanti partner commerciali dell’Italia quali Brasile e India che, se da un lato presentano fondamentali macroeconomici che spingono a ritenere che non andranno incontro a crisi come quelle che hanno riguardato Argentina e Turchia nel 2018, dall’altro necessitano di essere avvicinati con cautela. 

Il rapporto approfondisce anche la propesione alle vendite online.  L'Italia è nella top ten, ma ancora indietro rispetto ai concorrenti. Per incidenza delle vendite rispetto al pil , l’Italia (17%) è più in linea con la Cina (16 %) e l’India (15 %) che non con gli altri paesi avanzati, che oscillano tra l’84% della Corea del Sud e il 28% della Francia. (riproduzione riservata)


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