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Politica

L'Italia non rinnova l'accordo sulla Via della Seta con la Cina

Annunciata da tempo, la mossa del governo Meloni arriva alla vigilia di un difficile vertice a Pechino della Ue dove Von der Leyen e Michel discuteranno con il presidente Xi Jinping i principali dossier economici di interesse bilaterale e ci sarà un confronto sulle rispettive scelte di politica internazionale


06/12/2023 13:28

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Giorgia Meloni e Xi Jinping in un recente vertice internazionale

Il ministero degli Esteri italiano ha comunicato all'ambasciata della Repubblica Popolare cinese la decisione di non rinnovare il Memorandum sulla Via della Seta. Secondo quanto si apprende dalla Farnesina non sarà estesa l'intesa oltre il termine previsto del 22 marzo 2024. Però, si precisa nella lettera, viene ribadita la volontà di rafforzare e sviluppare la "collaborazione bilaterale" a mutuo beneficio dei due Paesi.

Era nota da tempo la volontà del governo Meloni di uscire dall'accordo firmato con la Cina il 21 marzo 2019 dal governo di Giuseppe Conte, «in nome del comune patrimonio storico sviluppato lungo le vie di comunicazione terrestri e marittime tra l’Europa e l’Asia, nonché del tradizionale ruolo dell’Italia quale terminale della Via della Seta marittima», suggellato dalla visita del presidente Xi Jinping in Italia e da una decina di accordi societari e commerciali tra grandi imprese dei due paesi.

L'ufficializzazione arriva, forse non per caso, alla vigilia del vertice di domani a Pechino tra l'Unione Europea e la Cina, il primo in presenza dopo la videoconferenza del 2022, che ha segnato il brusco raffreddamento nei rapporti bilaterali.

Anche il programma di domani si apre in un clima di velata tensione tra le due istituzioni sia per le opposte posizioni circa la guerra in Ucraina ma soprattutto sui vari dossier economici, in particolare quelli che riguardano gli aiuti di stato cinesi all'industria tecnologica.

Il vertice comincerà alle 11 con l'incontro (seguito da un pranzo di lavoro) tra il presidente cinese Xi Jinping e i tre rappresentanti dell'Ue, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l'Alto Rappresentante per la Politica estera Josep Borrell. I leader europei incontreranno poi alle 15 il primo ministro cinese Li Qiang. Alle 20 ci sarà la conferenza stampa finale di Michel e von der Leyen.

Non sono previste invece né una conferenza stampa congiunta delle due parti, né un comunicato congiunto con le conclusioni finali del vertice: a dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto complesse e difficili siano le relazioni attuali tra l'Ue e la Cina.

In campo economico e commerciale pesano le azioni anti sussidi iniziate dall'Ue riguardo alle importazioni di veicoli elettrici, turbine eoliche, apparecchiature fotovoltaiche, tecnologie medicali, più la disputa in corso davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) sul blocco delle importazioni cinesi dalla Lituania, per le quali l'Ue accusa Pechino di "coercizione" contro Vilnius (punita per aver aperto un ufficio diplomatico a Taiwan).
C'è poi la questione dell'eccessiva dipendenza dell'Unione dalla Cina per l'approvvigionamento di materie prime e per le catene del valore di molte produzioni europee, in particolare nel campo, sempre più sensibile, delle tecnologie verdi. E resta il problema degli ostacoli per l'accesso agli appalti che le società europee incontrano in Cina, che il congelamento dell'accordo sugli investimenti (Cai), firmato alla fine del 2020, non ha risolto.

Sul clima gli europei chiederanno alla Cina (che vorrebbe continuare a essere trattata come un paese in via di sviluppo) un'azione più ambiziosa che includa l'eliminazione graduale dei carburanti fossili e la riduzione delle emissioni di metano, il rispetto degli impegni di Parigi e un impegno alla neutralità climatica entro il 2050, come quello già assunto dall'Unione.

Riguardo alla salute, i leader dell'Ue spingeranno affinché Pechino rafforzi la sua partecipazione nella cooperazione mondiale per la prevenzione delle pandemie e per la preparazione adeguata alle crisi sanitarie che trascendono le frontiere nazionali, come ha dimostrato la pandemia di Covid-19.

In generale, l'obiettivo è quello di perseguire una relazione "costruttiva e stabile", nonostante i molti punti in cui pesano le differenze, se non le divergenze di posizioni, visto anche il carattere "sistemico" della rivalità fra Cina e Ue in campo economico e geopolitico (la definizione di "rivale sistemico" nei riguardi di Pechino è stata coniata dagli europei). (riproduzione riservata)

 


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