Fine del blocco delle frontiere in Cina. La Repubblica popolare riapre agli stranieri con permessi di residenza validi, che potranno tornare nel Paese già dal 28 settembre, per ragioni di lavoro o di ricongiungimento, mentre per i permessi scaduti durante i mesi dell'emergenza Covid-19 bisognerà fare nuova richiesta presso le ambasciate o i consolati cinesi.
Lo riferisce il ministero degli Esteri di Pechino con una nota, specificando che restano comunque in vigore le altre misure decise dal 26 marzo scorso. Anche se il comunicato non lo dice, pare quindi certo che gli stranieri di ritorno dovranno comunque adeguarsi ai 14 giorni di quarantena obbligatoria in strutture alberghiere.
La Cina aveva sospeso a marzo gli ingressi degli stranieri con permessi di residenza come misura di contenimento della diffusione del coronavirus. La riapertura non è arrivata comunque inaspettata. Già a metà agosto una nota pubblica sul sito dell’ambasciata cinese in Danimarca lasciava presagire la riapertura
Secondo quanto riportato dall’annuncio, Pechino prevedeva un allentamento per i 27 Paesi dell'Unione europea, per la Svizzera, il Regno Unito, la Norvegia, l'Islanda e diversi Paesi balcanici.
Il problema nel far rientrare i propri dipendenti dall'estero, a causa delle restrizioni imposte per contenere l'emergenza Covid è stato sollevato di recente da un sondaggio della Camera di commercio Ue nella Repubblica popolare.
In termini pratici le difficoltà con il personale costretto fuori dalla Cina si possono quantificare in un 40% di vendite in meno e in un calo del fatturato attorno al 30%. Non sono quindi sufficienti gli incentivi messi a disposizione dell'amministrazione dell'hub finanziario.
Le restrizioni prevedono alcune corsie preferenziali ad esempio per Singapore, Corea del Sud, Germania. Anche l'Italia, attraverso il lavoro dell'ambasciata a Pechino e della Camera di Commercio ha messo in piedi un'Operazione Rientro. Il quarto volo, sempre operato dalla comapagnia Neos, è atterrato lo scorso 11 settembre a Tianjin con a bordo 307 tra imprenditori e maestranze, nonché loro famigliari, di società italiane che operano in Cina. (riproduzione riservata)