L’investitore internazionale intenzionato a utilizzare un marchio storico italiano dovrà mantenere la produzione nella Penisola. Per la Lega non si dovranno più ripetere casi come quelli della Pernigotti. Dal destino della storica azienda di cioccolato di Novi Ligure, ora in crisi, il cui marchio resta in mano a turchi di Toksov nonostante si voglia delocalizzare, i deputati del Carroccio prendeno spunto per la proposta di legge sulla tutela del Made in Italy, presentata ieri alla Camera, a prima firma del capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari.
Accanto a lui il leader leghista e ministro dell’Interno Matteo Salvini, per il quale gli investitori internazionali sono benvenuti purché mantengano il marchio ancorato al territorio al riparo da delocalizzazione. Se un investitore straniero «vuole aprire due fabbriche in Cile e tre in Cina, liberissimo di farlo», ha spiegato il vicepremier, «ma per mantenere il marchio deve mantenere la produzione in Italia».
Il primo passo del ddl è la definizione di marchio storico di alto livello territoriale, quindi legato a un’impresa «di eccellenza, collegata a uno specifico luogo di produzione, la cui domanda di registrazione sia stata depositata da più di cinquant’anni». Per questo motivo sarà istituito un elenco ad hoc al ministero dello Sviluppo Economico.
Nel caso una azienda straniera non dia garanzie, l’articolo 5 della proposta prevede che i diritti sul marchio decadranno se il titolare cesserà la produzione «nel territorio del comune in cui lo stabilimento principale aveva sede al momento della registrazione». Il marchio storico a questo punto resterà in capo al Mise, dove sarà istituito anche un comitato di vigilanza sui livelli produttivi dei vari impianti.
Il Carroccio gioca così d’anticipo sull’alleato di governo pentastellato. La norma per legare marchi e territorio, proprio in scia del caso Pernigotti, è stata a lungo uno dei cavalli di battaglia del titolare del Mise Luigi Di Maio. Tema, questo, che il leader grillino avrebbe voluto inserire in un decreto crescita e a salvaguardia del Made in Italy contro le contraffazioni da presentare assieme al Documento di Economia e Finanza e al programma nazionale di riforme, la cui pubblicazione è attesa entro il 10 aprile.
«Vogliamo difendere con le unghie, con i denti e con leggi di buon senso le eccellenze italiane. Se qualcuno intende fare il cioccolato in Turchia, dovrà mettere il marchio made in Turchia», ha aggiunto Salvini annunciando che il prossimo fronte europeo sarà sulla etichettatura dei prodotti.
Una campagna sulla quale la maggioranza pentaleghista potrà contare su un discreto consenso. Sia Forza Italia sia la sinistra di Liberi e Uguali chiedono di convergere su testi presentati già nei mesi scorsi. con i forzisti che dallo scorso maggio propongono l’istituzione di un ministero per la tutela, la promozione e il commercio internazionale dei prodotti italiani, che accorpi le strutture già esistenti.
In ballo ci sono una ventina di accordi, anche se di concreto ancora non c’è nulla. Per alcune aziende si fa soltanto riferimento a intenzioni di collaborazioni future con i cinesi, annunciate da tempo. Altre ritengono prematuro firmare in settimana. E alcune potrebbero far slittare eventuali MoU a fine aprile, quando Conte sarà a Pechino per il secondo vertice sulla Belt & Road organizzato da Xi Jinping.