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Politica

La ripartenza in Cina un buon segnale per tutto il mondo

Il Paese di mezzo, come lo definiva il gesuita Matteo Ricci, può diventare il faro di riferimento nella tempesta perfetta? La produzione è ripresa, i mercati finanziari sono abbastanza stabili e mentre in Occidente le banche centrali azzerano i tassi di interesse, la People bank of China venerdì non ha ritenuto necessario abbassare il prime rate


23/03/2020 16:31

di Marco Leporati*

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In  “ 2012”, film americano uscito sugli schermi nel 2009 con grande successo di pubblico  che si inseriva nel genere catastrofico di fantascienza il tema dominante era l’avverarsi della famosa profezia dei Maya sulla fine del mondo.

Di fronte alla catastrofe, prima annunciata larvatamente e non percepita dalla popolazione mondiale e poi concretizzatasi, il faro della rinascita era rappresentato dalla Cina. Quando il protagonista scopre la mappa che lo porterà in Cina, il Tibet diventa metaforicamente il luogo da cui ripartire con una nuova e simbolica arca di Noè, tecnologicamente avanzata, per arrivare, dopo lo sconvolgimento del pianeta Terra, al Capo di Buona Speranza, inteso nella sua doppia accezione semantica, di meta di salvazione in una nuova geometria geografica.

Oggi, con la diffusione pandemica del Covi-19 ed una parziale resurrezione della Cina, si stanno facendo, nel coacervo delle buone intenzioni, ipotesi che questa grande potenza possa diventare il faro di riferimento nella tempesta perfetta.

A supporto di di questa ipotesi vi  è il dato che, temporalmente allo stato attuale, l’epidemia in Cina ha avuto una durata di due mesi, ufficialmente, dal famoso 24 gennaio e oggi la macchina è ripartita, salvo eventi inaspettati, anche se le misure precauzionali sono ancora in essere come le difficoltà della ripresa produttiva in funzione della domanda globale e della gestione dei trasporti.

Esiste anche un’altro fattore importante: Li Chao, Vice Presidente della China Securities Regulatory Commission, ha dichiarato che i mercati finanziari in Cina sono ”relativamente stabili” se comparati con quanto accade in altri Stati e la SAFE (State Administration of Foreign Exchange) ha reso noto che il RMB ha perso nei primi mesi dell’anno solo l’1,4 % rispetto al dollaro mentre altre valute dei mercati emergenti hanno perso il 13,4%.

Per queste ragioni la Banca centrale cinese venerdi sera non ha ritenuto urgente l’abbassamento del tasso di LPR ( Loan Prime Rate) ovvero il risultato del benchmarking applicato negli ultimi mesi dai più importanti istituti di credito presenti in Cina.

Questa decisione è in controtendenza con tutti i provvedimenti presi dalle Banche centrali nel percorso della riduzione dei tassi, non da ultimo le disposizioni della Federal Reserve.

E’ altresì vero che è stata ridotta la ratio delle riserve bancarie di circa dieci punti ma questo segnale sta forse a significare che la Cina, pur nelle sofferenze di questi due mesi e delle prospettive a breve e medio termine, ha risorse sufficienti per contrastare la diminuzione del proprio pil. Piani di sovvenzione , nel passato si chiamavano stimulus packages, sono in cantiere come d’altro canto si stanno promuovendo gli aiuti a Paesi terzi, inclusa l’Italia, attraverso la definizione coniata dal Presidente Xi Jin Ping  di “Health Silk Road”.

Forse, a distanza di quattro secoli, il "Paese di mezzo” così come era apparso a Matteo Ricci sulla carta topografica del mondo mostratagli dall’Imperatore nella Città Proibita, potrebbe diventare veramente la nuova arca così ben rappresentata nel film citato dove la tecnologia faceva da contrasto alla teoria buddista.

Il messaggio pervenuto oggi di Joerg Wutke, Presidente della Camera di commercio europea in Cina sembra a mio parere una dichiarazione di resa nel chiedere l’eliminazione di vincoli per le banche europee presenti in Cina “non per avere più accesso al mercato ma per supportare in maniera significativa la propria clientela in Cina”.   

Il tenore di questa lettera mi fa ritornare alla memoria i protocolli che, durante la dinastia Qing, venivano utilizzati nei rapporti diplomatici sino al famoso “kowtow” ovvero l’inginocchiarsi per tre volte di fronte all’Imperatore. In particolare alla vicenda dell’Ambasciatore inglese George Macartney che per conto di Giorgio III di Inghilterra, aveva incontrato l’Imperatore Qianlong nel 1793. Un pensiero esagerato? Forse, ma quello che sta accadenndo nel mondo in questi mesi del secondo ventennio certamente non è stato previsto e lascia ampio spazio ad ogni possibile scenario come nel finale di “ 2012”.

 

* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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