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Politica

La strategia di Pechino per la ripresa: più credito alle pmi

Nel mezzo della pandemia il governo cinese ha garantito liquidità al tessuto produttivo. Un consiglio che emerge da Esperienze da e per la Cina - idee per rilanciare il business, appuntamento organizzato da Class Editori e da China Media Group


05/06/2020 12:18

di Mauro Romano - Class Editori

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L'intervento di Paolo Bazzoni al Forum di Class Editori

La chiave della ripartenza cinese post-Covid è stata negli interventi per garantire credito, in particolare alle piccole e medie imprese. “La Banca centrale cinese, invece di tagliare i tassi di interesse come accade negli Usa o in Europa, ha incanalato fondi direttamente alle Pmi, ossia ha finanziato le banche per far sì che dessero prestiti e prolungassero i tempi per ripagare i prestiti fino a marzo 2021", ha sottolineato Massimo Guiati, ceo di Azimut Holding, partecipando a 'Esperienze da e per la Cina - idee per rilanciare il business', appuntamento organizzato da Class Editori e da China Media Group, assieme a Cinitalia, rivista e app bilingue, e alla Fondazione Italia Cina, occasione per comprendere dal vivo quale sia la situazione attuale che si vive nel Paese del Dragone e, grazie al confronto con la realtà italiana, quali siano le strategie per ripartire insieme.

"Questo ha dato molta liquidità alle banche che hanno potuto prestare soldi alle pmi" ha aggiunto Guiati, "quindi la Cina ha incanalato direttamente il denaro alle imprese permettendone la sopravvivenza e l'attività. Questo è qualcosa che non succede in Europa ma che spero possa accadere in Italia per permettere alle pmi italiane di sopravvivere"

Opinione condivisa da Marco Tronchetti Provera, executive vice president e ceo di Pirelli per il quale “l'iniezione monetaria non soltanto ai consumatori ma anche al comparto produttivo è stata una manna dal cielo”.

L'ultimo intervento in ordine di tempo è il meccanismo che, attraverso un veicolo dedicato, permette alla People's bank of China di finanziare fino al 40% dei prestiti alle micro e piccole imprese, con l'intento di attivare finanziamenti fino a 1.000 miliardi di yuan.

“Le pmi sono state colpite da questo terremoto, hanno generato disoccupazione. Noi abbiamo un 86% di occupazione nazionale che è direttamente o indirettamente associata alle Pmi. Sono state la prima linea, le aziende hanno sentito le scosse più forti, alcune hanno chiuso e alcune hanno dovuto licenziare”, sottolinea John Gong, professore della University of International Business and Economics (Uibe), “Bisogna aiutare finanziariamente queste aziende, iniettare del credito. E' un sistema che già avevamo in Cina: il governo deve poter collaborare con queste aziende e cercare di trovare contatti e aiutare le aziende a pagare gli affitti. Il governo ha provato a fare molte di queste cose e ha ridotto l'imposizione fiscale per le Pmi. Questi provvedimenti temporanei sono nati per aiutare queste aziende a stabilizzarsi". 

Altro tassello fondamentale per Gong è riorientare le aziende verso il mercato domestico in modo da poter sopravvivere in questi mesi e avere poi buoni flussi di cassa per tornare a esportare. In questo contesto la Belt and Road Initiative, il maxiprogetto lanciato nel 2013 per dare slancio agli scambi commerciali tra Asia ed Europa lungo l'antica Via della Seta, potrà giocare un ruolo. “Sarà un anno difficile nella maggior parte del mondo, avremo dati negativi e Pil in riduzione. Questo avrà un impatto diretto sui servizi di vari Paesi e sui tentativi di continuare questa collaborazione. Questo però non vuol dire smettere di collaborare”, ha aggiunto.

"Le catene di fornitura sono interconnesse, bisogna uscire da questa crisi insieme", gli ha fatto eco Luca Ferrari, ambasciatore italiano in Cina. Dopo il crollo del 6,8% nel primo trimestre, Il Dragone tornerà alla crescita "anche se piccola, tra l'1% e il 2%", sottolinea il diplomatico. L'obiettivo "è di tornare a crescere, credo che questo sia importante anche per l'Europa, molti paesi europei hanno delle partite molto importanti da giocare in Cina nella seconda metà dell'anno".

In questo contesto,  dopo che l'Italia nel 1978 fu il primo Paese occidentale a sostenere con una linea di credito Pechino, "ora è la Cina che può aiutare l'Italia, ma anche l'Italia può ancora aiutare la Cina", ha ricordato l'editor in chief e ceo di Class Editori, Paolo Panerai. 

Una mano tesa in tal senso arriva da Bank of China. “L'Italia è un Paese noto per le sue piccole e medie imprese di nicchia: il mercato cinese ha bisogno delle aziende italiane, le quali necessitano del capitale cinese”, spiega Jiang Xu, country Head Italy della banca, uno dei quattro grandi gruppi del credito pubblici della Cina che ricorda, restando in tema di uscita dall'emergenza sanitaria: “Molte delle aziende farmaceutiche italiane hanno un expertise e dei brevetti incredibili. Vorremmo aiutarle a farle crescere facendole accedere al mercato e al capitale cinese”. (riproduzione riservata)


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