Bene Cina e Vietnam. Positiva la Corea del Sud. Secondo l'ultima mappa dei rischi di Sace sono sette le economie asiatiche che non hanno registrato alcun peggioramento negli indici di valutazione.
Nella Repubblica popolare lo score si è mantenuto stabile grazie a provvedimenti restrittivi molto forti, seguiti da misure di stimolo economico. Contenimento efficace della pandemia anche da parte di Corea del Sud e Taiwan, che ha permesso loro di mantenere invariato lo score. Si distingue in chiave positiva il Vietnam, unica economia dell’area con un miglioramento del rischio di credito, grazie a una lieve riduzione delle componenti bancaria e corporate: un risultato che premia il modello di sviluppo che sta rendendo il Paese uno dei più importanti hub manifatturieri del Sudest Asiatico e rafforzato dall'entrata in vigore, lo scorso agosto, dell’accordo commerciale con l'Ue che consente un accesso preferenziale al mercato europeo.
Tra le economie che hanno risentito maggiormente del peggioramento del profilo di rischio sovrano troviamo l'India dove lo shock pandemico ha innescato una forte contrazione della domanda domestica, amplificata dal difficile funzionamento degli ammortizzatori sociali e dalla “tiepida” risposta fiscale del governo, preoccupato dall’ingente debito pubblico.
"La ripartenza per le imprese italiane sarà promossa da alcuni driver importanti. L'export, in primis, da sempre motore fondamentale della nostra economia e alimentato dall'eccellenza e dalla qualità del Made in Italy, sarà un fattore di ripartenza straordinario per il nostro Paese", ha sottolineato il presidente di Sace, Rodolfo Errore, presentando la Risk Map 2021.
"Resilienza, innovazione e sostenibilità: sono questi i terreni su cui si giocherà la sfida della ripresa per rilanciare la competitività dell'Italia e delle nostre aziende", ha aggiunto l'amministratore delegato, Pierfrancesco Latini.
Secondo quanto emerso dallo studio il 2021 sarà un anno a "V". Non solo virus, varianti e vaccini, ma anche risalita dell'economia dopo la profonda recessione registrata nel 2020, nonostante l'innalzamento di tutti i profili di rischio a livello globale.
Nello studio entrano anche i nuovi indicatori sui rischi legati ai cambiamenti climatici e i relativi impatti socio-ambientali, a cui si aggiungono due campi di analisi: il primo di benessere sociale, approfondisce la demografia, l’uguaglianza, il livello di salute, l’istruzione e il lavoro, evolvendo l’approccio del Benessere Equo Sostenibile (BES) utilizzato da Istat; il secondo, di transizione energetica, misura lo stato di avanzamento e gli effetti geopolitici della riconversione verso un nuovo mix energetico, quale fattore di resilienza, in un contesto caratterizzato dal crollo del prezzo del petrolio e dall’ascesa delle risorse rinnovabili e reti elettriche.
Sotto questo profilo, spicca il posizionamento dell’Europa, ma anche dell’America Latina, con una forte presenza di generazione rinnovabile in paesi come il Cile, il Perù e il Brasile, primo classificato tra i membri del G20 e con i migliori risultati sulle rinnovabili. In Africa sub-sahariana buono il posizionamento del Kenya. Sul fronte dell’efficienza energetica, i Paesi industrializzati occidentali vantano sicuramente il miglior posizionamento - con Italia e Germania appena fuori dal gruppo dei 10 migliori - seguite da Paesi Bassi, Regno Unito e Giappone. India e Cina tra i meno performanti in efficienza, accompagnati dai Paesi dell’Africa Subsahariana. I Paesi europei e Paesi asiatici quali Giappone, Corea del Sud, Cina e Vietnam dominano il ranking di elettrificazione dei consumi. (riproduzione riservata)