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Politica

Meloni, la Via della Seta non ha funzionato, cooperiamo in altro modo

Mano tesa della presidente del consiglio alla Cina, dopo l'accordo disdettato perché "economicamente inefficace" per l'Italia. Infatti nei 4 anni di vita del memorandum è cresciuto il deficit commerciale Italia-Cina e sono diminuiti gli investimenti diretti cinesi nella penisola


04/01/2024 16:54

di Mauro Romano - Class Editori

settimanale
La presidente del consiglio Giorgia Meloni

La Via della Seta non solo «non era una scelta politicamente giusta, ma è stata anche una scelta economicamente inefficace». Lo ha chiarito la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando della rinuncia dell'Italia all'accordo sottoscritto con la Cina.

«Ho preso la decisione che ho preso sul tema della Via della Seta intanto per coerenza con quello che ho sempre pensato sull'adesione italiana alla Via della Seta, unico Paese del G7 a farne parte», ha detto la premier, «a maggior ragione sono convinta di questa decisione sulla base dei risultati che sono arrivati con la Via della Seta: perchè si fanno delle scelte, si valutano i risultati e si decide che cosa fare».

«Qualche dato, qui, può essere utile», ha sottolineato. «Al tempo ci si disse che l'ingresso dell'Italia nella Belt and Road assicurava un riequilibrio della bilancia commerciale tra Italia e Cina. I dati dicono che il saldo della bilancia commerciale dal 2019 a oggi è diventato sempre più sfavorevole per l'Italia, passando da -18 miliardi nel 2019 a meno 41,44 miliardi di ora».

Cioè, ha proseguito Meloni, «l'adesione alla Via della Seta non è servita a riequilibrare importazioni ed esportazioni, ma è semmai servita a far entrare in Italia molti più prodotti cinesi. Dopodichè si garantiva la massima reciprocità e la massima reciprocità non c'è, non lo stailisco io ma la Commissione europea. Quindi anche qui temo che non abbia funzionato».

«Un accenno lo meritano anche gli investimenti diretti», secondo il capo del governo, «gli investimenti diretti cinesi in Italia sono passati da 657 milioni nel 2019 a 140 nel 2022, chiaramente qui bisogna però tenere conto di norme che sono intervenute a livello europeo che non hanno aiutato. In compenso gli investimenti diretti italiani in Cina sono passati da 672 milioni nel 2019 a oltre 1,1 miliardi».

«Mi ha colpito della Via della Seta che nazioni europee che non vi hanno mai aderito abbiano un volume di cooperazione con la Cina significativamente superiore al nostro, che vuol dire che non c'è bisogno necessariamente della Via della Seta per avere buone relazioni commerciali con la Cina», ha insistito, «che io intendo rilanciare, come intendo onorare l'impegno a recarmi - su invito del presidente Xi Jinping - a Pechino quanto prima».

«Ritengo che si possano fare altri accordi anche al di fuori della Via della Seta, come hanno dimostrato tutti gli altri Paesi europei, che possano rafforzare la nostra cooperazione. Siamo due nazioni millenarie, antichissime, che vantano storicamente buoni rapporti: non c'è da parte mia alcun intento punitivo, assolutamente, o di presa di distanze. È una scelta: questa scelta qui secondo me non ha funzionato e quindi bisogna immaginarne delle altre. Credo si debbano rilanciare sia i rapporti sia gli accordi con la Cina e anche favorire investimenti cinesi che in molti campi sicuramente possono essere interessanti». (riproduzione riservata)


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