La lettura del numero 168 di Mondo Cinese che contiene una monografia su “Italia e Cina: cinquant’anni di relazioni diplomatiche "può essere un'utile pausa di riflessione sulle vicende, e le contrapposizioni, della cronaca quotidiana.
A corollario della pubblicazione della prestigiosa e storica rivista, la Fondazione Italia Cina ha organizzato un webinar, sotto l’egida di monsignor Pier Francesco Fumagalli, direttore editoriale, e di Mario Boselli, presidente della Fondazione, con i curatori, Guido Samarani e Filippo Fasulo, e alcuni redattori Alessandra Lavagnino, Laura De Giorgi e Plinio Innocenzi.
È stato ricordato come nel 1970 fosse avvenuto il patto diplomatico tra Italia e Cina, un anno prima che la Repubblica popolare fosse ammessa nel consesso dell’organizzazione delle Nazioni Unite.
L'apertura delle relazioni diplomatiche ha consentito, tra l'altro, l'inizio degli scambi di studenti dalla Cina all’Italia e viceversa, attraverso, per parte italiana, l’istituzione di borse di studio patrocinate dalla Farnesina.
Allora solo tre Università italiane erano deputate all’insegnamento della lingua cinese: Ca’ Foscari a Venezia, l’Orientale di Napoli e la Sapienza di Roma. Oggi l’insegnamento della lingua cinese si è allargato ad altre Università e sull’aspetto linguistico Laura De Giorgi ha offerto un exursus dei diversi modelli di insegnamento.
È stato anche evidenziato, la funzionalità della lingua cinese come comprensione di un mondo strutturalmente diverso dalla cultura occidentale e auspicato un ritorno alla centralità dell’aspetto sinologico spingendo sulla pubblicazione in Italia di opere cinesi, anche per evitare un ritorno all'esotismo espresso dalla prospettiva europea, soprattutto francese, del primo Novecento.
Innocenzi, che è stato addetto scientifico presso l'ambasciata di Pechino dal 2010 al 2018, ha sottolineato che la Cina, sempre più presente con la propria identità a livello internazionale, oggi mostra la propria supremazia nel settore tecnologico, scientifico e militare, ma non è possibile pensare ad una rigida contrapposizione.
Dopo il 1850 ovvero la sconfitta nella Guerra dell’oppio, la Cina ha iniziato a guardare in modo diverso l’Occidente e a studiarlo per superare quello che era stato considerato “il secolo della vergogna”. Oggi più di ieri, l'Occidente è in stato di osservazione da parte cinese.
Quello che serve all’Occidente e all'Italia, in particolare, è una nuova cassetta degli attrezzi per una nuova contestualizzazione storico culturale. La comprensione e i connessi aspetti comunicativi devono rappresentare il passaggio per la comprensione e l’interpretazione del paese sino a raggiungere un ponte ideale tra Italia e Cina per la condivisione del sapere.
Su questa linea Samarani ha messo ben in evidenza la necessità di tenere sempre in considerazione “le radici storiche della contemporaneità" per comprendere quanto stia avvenendo ora e di cui, forse, gli occidentali non comprendono le reali ragioni.
Il caso di studio accennato da Samarani concerne la critica all’accresciuto autoritarismo in Cina, per lo studioso “un ripiegamento interno”, discutibile, per l'Occidente, in quanto la Cina è “una potenza diversa dalle altre”.
Si ritorna quindi alla necessità di capire meglio questo Paese con un'analisi che si spinga al di là delle leggi economiche, importanti ma non esaustive, soprattutto in questo momento in cui la mobilità delle persone è praticamente esclusa.
A questo riguardo è stata citata un'espressione, "la Cina non è il paese per vedove e orfani”, di Chris Pattern, l’ultimo Governatore inglese a lasciare Hong Kong nel luglio 1997, quando vi è stato il take over da parte della Cina secondo il modello "one country two systems".
Oggi, questa affermazione si attaglia a chi vuole affrontare, alla riapertura delle frontiere, nell’autunno del prossimo anno, l’esperienza professionale in Cina: un futuro che certo non sarà quello a cui ci eravamo abituati e che non offrirà la stessa accoglienza nei confronti degli stranieri, indipendentemente dalle contingenze sanitarie della prevenzione del Covid.
Tra gli attrezzi necessari per interpretare la Cina post pandemia forse tornerà utile quanto detto da Monsignor Fumagalli che ha enfatizzato il significato del numero 168 di Mondo Cinese ovvero “il correre verso una felice prosperità” e citato la rappresentazione dei concetti di immanenza e trascendenza che confluiscono nella visione classica cinese di “Tianxia, tutto sotto il cielo”, abbandonata durante il recente passato ma oggi motivo di studio.
Queste espressioni trovano fondamento nel connubio tra natura e scienza immortalato da Lu Xun, uno degli scrittori e poeti più rappresentativi della storia letteraria cinese, con un preciso riferimento al taoismo in un significato diverso da quello che gli occidentali sono abituati a considerare. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni