Mediare per prevenire i litigi. Lungo la nuova Via della Seta proposta dalla Cina per le imprese coinvolte nel mastodontico piano logistico e infrastrutturale lanciato nel 2013, questo vuol dire anche trovare accordi per non arrivare fino alle corti d’arbitrato, strutturate da Pechino prevalentemente sul diritto cinese. In attesa di firmare entro fine anno, primo Paese del G7 a farlo, il memorandum d’intesa per l’adesione alla Belt & Road, l’Italia è in prima fila nella nascita di una piattaforma di mediazione a sostegno delle aziende di tutto il mondo, che appunto servirà a non arrivare fino all’arbitrato o ai giudici. Prende il nome di Dichiarazione di Roma, il documento siglato lo scorso 10 ottobre nella Capitale da studi legali, organizzazioni e istituzioni riunite nella Belt & Road Service Connection (Bnrsc).
L’idea dell’associazione, tra i cui soci fondatori figurano lo studio legale cinese De Heng e per l’Italia Cba, è di conciliare culture ed esperienze diverse come quella europea e cinese in materia di mediazione», ha spiegato l’avvocato Wang Li, presidentessa della Bnrsc. Il documento fissa i principi condivisi: trasparenza, flessibilità, imparzialità, indipendenza e pragmatismo, per la risoluzione di eventuali controversie tra le imprese. Gli aderenti sono ora al lavoro per stilare le regole comuni da seguire. Su questo insieme di norme si muoveranno i centri di mediazione nei circa sessanta Paesi aderenti alla Bnrsc (la cui mappa va oltre la Via della Seta propriamente detta, coinvolgendo per esempio il Brasile).
In Italia il primo centro nascerà a Milano, negli uffici di Cba. In Cina l’iniziativa è invece già partita. Bnrsc ha costituito e ottenuto il riconoscimento di una specifica camera di mediazione e arbitrato, l’International Commercial Mediation Center for the Belt and Road, rivolta ai Paesi europei e occidentali. I casi riguardano controversie sorte nella Repubblica popolare e in alcuni Paesi dell’Asia centrale, come il Kazakistan. Come spiegano gli avvocati di De Heng in circa il 70% dei casi la mediazione ha avuto un esito positivo. Il modello cui ispirarsi sono i Center for Effective Dispute Resolution in Gran Bretagna.
L’esperienza britannica ha dimostrato infatti che una rete di risoluzione basata su regole comuni e condivise ha aiutato a prevenire i litigi con un risparmio per le imprese di 3 miliardi di sterline (dato 2018) in spese legate a controversie che altrimenti sarebbero finite in arbitrati dai costi molto più onerosi. «È dimostrato che il semplice fatto di mettere a disposizione un meccaniso per agevolare il dialogo tra le parti coinvolte in un rapporto d’affari rafforza la fiducia degli attori coinvolti», ha sottolineato Antonio Martini, partner di Cba.