«A soffrire maggiormente in questi mesi è stata, invece, la Cina, per via soprattutto delle condizioni macroeconomiche: l'economia industriale cinese stenta a ripartire, la fiducia dei consumatori è a livelli molto bassi, il mercato del real estate è in una spirale negativa e il mercato azionario rimane sotto pressione».
L'analisi impietosa è di Giuseppe Baldelli, Co-Head Global Corporate & Investment Banking di Mediobanca che questa mattina ha presentato la 4* edizione della Luxury Goods Conference, il cui tema è 'The global power of Made in Italy". Il risultato è un calo a doppia cifra del traffico negli shopping mall e la ricerca di una estetica più sobria da parte dei consumatori cinesi.
«Hong Kong e Macau, dopo il recupero dell'anno scorso, continuano a soffrire il calo dei turisti. La nota più positiva per il settore arriva dal Giappone, oggi una destinazione turistica più attraente grazie al deprezzamento dello yen e in grado di catturare una parte importante della domanda turistica di beni di lusso dei cinesi», ha continuato Baldelli.
Infine, per Baldelli «un tema trasversale alle diverse geografie è la dinamica dei prezzi. Dopo alcuni anni di forti incrementi dei listini dei beni di lusso, il consumatore è diventato più sensibile al prezzo e la domanda è più elastica. Come proseguire nel percorso di innalzamento del positioning dell'offerta senza estromettere il consumatore entry level sarà una delle sfide più importanti dei prossimi anni».
Il report presentato dall'analista di Mediobanca ha messo in evidenza un 2024 in chiaroscuro per il lusso dopo il balzo post Covid, con fondamentali che restano solidi in un contesto macro incerto e con la Cina in rallentamento.
«Il mercato del lusso ha mostrato una grandissima resilienza negli anni scorsi, ma sta attraversando una fase di normalizzazione, che in alcuni casi si è tradotta in una dinamica negativa delle vendite. Secondo le stime di Mediobanca, la dinamica debole si è protratta nel primo semestre di quest'anno con una crescita del fatturato del settore appena dell'1% in valuta locale.
Questo è stato principalmente il risultato di una buona performance dell'alto di gamma e di alcune geografie come il Giappone, compensate dal forte calo delle vendite in Cina e dalla debolezza degli Stati Uniti. Per quanto riguarda il secondo semestre dell'anno, non è prevista una inversione di tendenza, e quindi la domanda dovrebbe mostrare una performance non molto differente dal primo semestre", ha sottolineato Baldelli.
«La Cina come per tutti in questo momento sta soffrendo, per tanti motivi. I loro consumatori restano molto più local che international. Tutto il mondo del lusso è a segno meno in Cina, noi siamo ancora al segno più, +2%. La Cina non è vista molto bene anche per tutto il 2025, soffriremo. Al contrario, il Giappone sta andando molto bene per tutti: grazie alla svalutazione della valuta ha tanto turismo e loro hanno anche una grande esportazione, che aumenta il potere d'acquisto dei locali», ha confermato Renzo Rosso, fondatore e presidente del gruppo Otb, intervenuto duramte le conferenza di Mediobanca.
«I cinesi prima compravano ovunque il lusso, poi il Governo ha detto comprate il lusso, ma in Cina, adesso dicono comprate in Cina e comprate cinese e questo si sente molto. A questo si unisce il fatto che i brand cinesi, che storicamente erano molto mass market, stanno crescendo e quindi in qualità sono diventati molto più forti», ha spiegato in un altro intervento Renato Semerari, ceo di Intercos, il principale produttore italian di prodotti per la cosmetica, «in un mercato che è sostanzialmente flat i brand cinesi stanno guadagnando quote di mercato in modo importante; noi che vendiamo anche a brand cinesi abbiamo il beneficio di compensare e continuare a crescere». (riproduzione riservata)