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Politica

Ottimismo per il turismo cinese dopo la riapertura degli aeroporti

Ieri a Canton e Shanghai sono arrivati i primi voli dall'estero senza controlli anti Covid e tra Hong Kong e il Guangdong oltre 45 mila persone si sono mosse per la riunificazione familiare. L'Europa spera nell'arrivo di turisti, per il momento Malesia, Tailandia e Singapore sono le destinazioni più richieste


09/01/2023 11:41

di Marco Leporati*

settimanale

Ieri, 8 gennaio, come da programma reiteramente comunicato dal governo cinese, con la revoca della quarantena, sono arrivati i primi voli dall’estero e i passeggeri si sono trovati nello status quo ante del dicembre 2019.

Nessuna struttura sanitaria di controllo allo sbarco e solo obbligo di esibire il certificato con esito negativo del test molecolare fatto in origine; nessun codice sullo smartphone e assenza di personale con la tuta bianca che indicava i percorsi obbligati con la sequenza dei controlli sino al dedalo delle quarantene.

Il primo volo, in ordine di tempo, è atterrato all’areoporto di Baiyun a Guangzhou proveniente dal Canada e a seguire i voli dalla Nuova Zelanda e da Singapore atterrati a Shanghai, all’areoporto di Pudong.

Aria nuova per i rientri, finora in prevalenza di cittadini cinesi che per tre anni hanno desistito nel rientro a causa della quarantena imperante e della scarsità di voli sulle rotte internazionali.

Certamente, nell’ambito dei trasfrontalieri, il maggior movimento si è visto tra Hong Kong e la provincia del Guangdong dove oltre 45 mila persone si sono mosse nell’atto di riunificazione familiare. Da ieri infatti è concesso un lasciapassare giornaliero a sessantamila persone dalla città di Hong Kong attraverso le sette frontiere verso la Cina.

Per quanto riguarda gli stranieri, dal momento che fra dieci giorni si celebrerà il capodanno lunare, probabilmente l’affluenza avverrà nel mese di febbraio: test importante per valutare la propensione al rientro in Cina visto l’esodo degli ultimi tre anni.

D’altro canto, dopo un contraddittorio politico sanitario tra Europa e Cina in merito all’attività di prevenzione e controllo in entrata dalla Cina sulla natura dei test, si sta attendendo una prima ondata, anche forse al capodanno cinese, di turisti con predisposizione alla spesa: le certezze non ci sono ancora ma in Europa si spera che questi arrivi possano contribuire a smuovere il dato generale dei consumi.

Se qualche spiraglio dovrebbe riattivare l’economia sia in Cina che in Europa rimangono le incognite per problemi che difficilmente troveranno una soluzione a breve.

Non ne risentono invece le destinazioni verso Singapore, Malaysia e Tailandia, Paesi che hanno messo subito in cantiere facilitazioni per accogliere i turisti cinesi che hanno iniziato le prenotazioni su Ctrip. La Tailandia spera per quest’anno di ricevere cinque milioni di turisti cinesi.

Jing Liu, economista della Greater China di HSBC sostiene che vi sia una forte attesa per attività e consumi per una domanda che era stata soffocata dalle restrizioni in vigore.

Non si deve però dimenticare un lato oscuro della situazione economica cinese: oltre alla diffusione del Covid che sta falcidiando le presenze nelle fabbriche con la conseguente impossibilità di evasione degli ordini con containers vuoti accatastati nei depositi dei porti cinesi con conseguenti rallentamenti delle attività terminalistiche due sono le direttrici che convergono su di un tema che sta mostrando sempre più le sue criticità: il nodo occupazionale.

Fino alla prima metà dello scorso anno, nonostante i primi segnali di rallentamento, l’equazione domanda estera, occupazione e salari aveva retto ma ora con la manifesta debolezza della domanda internazionale rispetto alla fabbrica del mondo anche a causa di una ricerca di soluzioni alternative, si sta creando una crisi sia per le prospettive di 140 milioni di giovani tra i 16 e 24 anni che nel 2025 si troveranno in difficoltà se non cambieranno i tassi di crescita per il prossimo biennio.

Dall’altro il flusso magmatico dei lavoratori migranti stimato intorno ai 290 milioni che stanno facendo ritorno a casa nelle campagne dopo tre anni di assenza. A causa dell’impennata del Covid e della debole domanda permane l’incognita nel prossimo mese di febbraio del rientro nei luoghi di lavoro.

Un piccolo esempio all’interno di questi grandi numeri può essere quello delle centinaia di migliaia di persone utilizzate fino a metà dicembre nei desk per i test molecolari che oggi, con la chiusura di questi centri sparsi in tutte le città e villaggi, sono senza lavoro e sono state costrette a tornare nei propri luoghi di origine.

Queste due categorie sociali arrivano come totale ad oltre 450 milioni di persone pari al numero considerato della classe media. All’interno di questa consistente massa la distribuzione tra le città di prima e seconda fascia e quelle di terza e quarta gioca un ruolo importante in termini di costi della vita rapportata ai nuovi livelli salariali.

Infatti, se negli anni d’oro dello sviluppo cinese i salari si erano generalmente incrementati per poter dar spazio ai consumi e all’acquisto di abitazioni e di beni di consumo durevoli, auto in particolare, oggi, per far fronte alla competizione internazionale i salari di ingresso sono diminuiti e specialmente quelli dei migranti sono condizionati all’andamento dell’azienda in termini di domanda e offerta.

In queste contaddittorietà non è escluso che un allineamento sociale che era stato auspicato potrebbe avere invece delle ripercussioni diverse ancora una volta tra città e aree rurali. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da oltre 25 anni


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