Pechino studia la possibilità di autorizzare voli charter provenienti dall'Italia. Anche la penisola è quindi nella ristretta lista di Paesi per i quali la Repubblica popolare intende allentare le restrizioni messe in campo per contenere la diffusione del coronavirus. L'elenco, secondo indiscrezioni di stampa, include anche Giappone, Corea del Sud, Singapore, Germania, Gran Bretagna, Francia e Svizzera.
Dallo scorso 29 marzo i voli ammessi ogni settimana sono soltanto 134. Dal primo giugno, secondo quanto riporta il quotidiano Global Times, l'Amministrazione per l'aviazione civile è intenzionata a portare il numero a 407. Ormai da due mesi Pechino sta adottando quella che viene definita la politica del cosiddetto Five-One, ossia ogni compagna locale può operare voli da una città cinese a una estera per non più di un volo alla settimana. I vettori stranieri possono a loro volta effettuare un unico volo a settimana. Affinché il cambiamento diventi effettivo servirà l'ok del ministero degli Affari esteri. Intanto sia i tedeschi sia i sudcoreani hanno sfruttato a loro favore la corsia preferenziale nel rilascio dei visti d'ingresso per ragioni d'affari.
Al momento comunque non è ancora chiaro quali compagnie potranno volare con maggiore frequenza da e verso la Repubblica popolare. "Le principali compagnie cinesi hanno ripreso regolarmente i voli domestici, con l’esclusione dello Hubei, e hanno una quarantina di collegamenti settimanali con molte capitali europee, utilizzati soprattutto da cittadini cinesi che desiderano tornare in patria. Con l’Italia il collegamento è possibile con via Londra, Francoforte o Parigi, ma anche con Ethiopian Airlines via Addis Abeba", ricordava a MF-Milano Finanza l'ambasciatore italiano a Pechino, Luca Ferrari.
Che l'Italia sia inclusa nell'elenco è peraltro un buon segno. All'inizio dell'emergenza Roma era infatti stata il primo Paese a chiudere i collegamenti con la Cina nel tentativo di contenere la diffusione del coronavirus nel Paese. Decisione giudicata iniqua dalla dirigenza cinese, che non aveva mancato di far sentire le proprie proteste.
Pochi giorni prima dello scoppio della pandemia il presidente dell'Enac, l'ente nazionale per il volo aereo, Nicola Zaccheo, e il suo omologo cinese avevano firmato oggi a Pechino un memorandum d'intesa per l'incremento della capacità in termini di frequenze passeggeri. Da 49 si arriva fino a 164 voli settimanali per parte, di cui 108 con decorrenza immediata, con un incremento di 28 a partire dalla stazione estiva 2021 e di ulteriori 28 a partire dalla stagione estiva 2022, punti di destinazione liberi nei rispettivi territori, code sharing domestico su tutti i collegamenti nel territorio dell'altra nazione, co-terminalizzazione, cioè possibilità di servire con lo stesso volo piu scali dell'altro Paese, a eccezione delle principali rotte, Pechino-Shanghai, Pechino-Guangzhou e Shanghai-Guangzhou per i vettori italiani; Roma e Milano per le compagnie cinesi. (riproduzione riservata)