Anche i vaccinati con preparati non cinesi potrà ottenere il visto cinese. Pechino ha infatti iniziato ad accettare le domande anche di chi ha ricevuto ricevuto i vaccini di Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson. Lo riporta la stampa statunitense, parlando di alcuni casi nella rappresentanza cinese a Washington. Anche i farmaci non made in China diventano così eleggibili per il codice sanitario ossia la versione di passaporto digitale richiesta dal Paese, come spiega China Files.
Si tratta di una svolta rispetto a quanto annunciato un mese fa. Allora la rete diplomatica cinese aveva annunciato assistenza e agevolazioni per i visti agli stranieri vaccinati con un farmaco made in China. La penisola sembrerebbe quindi al momento tagliata fuori. Nell'Unione europea, al momento soltanto l'Ungheria ha adottato i vaccini prodotti da Sinopharm. Nel Vecchio Continente anche la Serbia si è però affidata a Pechino per le forniture.
Le facilitazioni, spiegava l'ambasciata, vanno nella direzione di permettere il graduale ritorno alla normalità per l'ingresso dei lavoratori e delle loro famiglie nella Repubblica popolare. I vaccinati potranno infatti presentare domanda di visti secondo le regole pre-pandemia. Inoltre è prevista una quota superiore di visti per "ragioni d'emergenza" ad esempio per permettere i ricongiungimenti familiari di cittadini cinesi o stranieri con il visto per la residenza permanente.
Già in occasione dell'ultima sessione plenaria dell'Assemblea del popolo cinese Pechino ha lanciato la proposta di un "passaporto digitale" per certificare lo stato di salute dei viaggiatori. Si tratta un'applicazione per smartphone, non obbligatoria e riservata ai cinesi, che visualizza e autentica i dati sulla salute dei passeggeri, come i test Covid o il loro stato di vaccinazione, potrebbe contribuire ad aprire ulteriori frontiere.
Novità anche per chi dalla Repubblica popolare arriva nella penisola. La nuova ordinanza del Ministero della Salute del 16 aprile introduce tre le altre misure l’obbligo di tampone molecolare o antigenico prima dell’entrata, la rideterminazione del periodo di quarantena domiciliare a 10 giorni, e l’obbligo di compilare un modulo di localizzazione in formato digitale. (riproduzione riservata)