Romano Prodi, economista ed ex presidente della Commissione europea, è tornato, nei giorni scorsi, a Shanghai in occasione del trentennale della CEIBS (China Europe International Business School), di cui Prodi è stato distinguished professor in passato, nata a seguito dell’accordo del 1994 tra Governo cinese e Unione Europea di istituire un luogo di scambio tra studenti stranieri e cinesi sul terreno comune della scuola d’impresa e di business management.
Progettata dall'architetto cinese I. M.Pei, scomparso lo scorso anno alla veneranda età di 102 anni, il luogo ben si è armonizzato con quanto detto da Prodi sul valore della comunicazione e della diplomazia tra Paesi e aree geografiche.
La sua prolusione nell’ambito della conferenza “Geopolitics and Multipolar Diplomacy. A European prospective” è iniziata citando Francis Fukuyama con i concetti espressi nel libro del 1992 “La fine della storia” per poi continuare con una digressione ad ampio spettro sulla situazione attuale ma con vividi ricordi del suo trascorso politico al vertice delle istituzioni europee.
Paradossalmente è proprio da un ricordo di Prodi che si può partire per creare l’anello di congiunzione tra un prima e un dopo. L’episodio si riferisce ad un meeting congiunto NATO – Russia nell’anno 2005 dove una delle domande concerneva quando la Russia sarebbe diventata membro dell’Europa. Nel prima avevamo avuto la costituzione dell’Unione Europea, l’introduzione dell’Euro come moneta comune e le buone relazioni con gli Stati Uniti.
Nel dopo si sono presentati invece scenari che hanno reso gradualmente le relazioni politiche più complesse con l’acquisizione da un lato di un ruolo determinante da parte della Cina la cui politica si è caratterizzata con una visione a lungo termine e che da fabbrica del mondo ha assunto una posizione dominante con il faraonico progetto Belt and Road.
In questo caso la Cina non ha offerto all’Europa possibilità di cooperare congiuntamente in Paesi quali l’Africa ed il Medio Oriente. D’altro lato, sul fronte dei rapporti con l’America, vi è stato un progressivo indebolimento dell’Europa accelerato poi tre anni fa dal conflitto tra Ucraina e Russia.
Prodi ha messo in luce come in questa fase vi sia tra Europa ed America una differente visione economica anche perchè l’America sul fronte delle risorse energetiche è praticamente indipendente ed anche insensibile ad alcune normative importanti che l’Europa recentemente ha stabilito in materia di regolamentazione di minima tassazione del 15% per le società multinazionali attive negli Stati membri UE, di disciplina completa per i sistemi di intelligenza artificiale e per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Tutto ciò ha contribuito all’acuirsi di una differenza filosofica e ideologica dove non ci sono più regole comuni che determinano il perimetro entro il quale gli Stati possono muoversi.
Riguardo all’Europa, l'ex presidente della Commissione Ue ha rimarcato la necessità di rivedere la disposizione che prevede per le decisioni importanti il voto all’unanimità utilizzando invece il voto a maggioranza alfine di rafforzare i principi democratici.Infatti, ormai per l’Eurapa con i suoi ventisette membri attuali diventa difficile garantire delle modifiche legislative importanti in tempi ridotti tenendo anche in considerazione qualche sintomo di dissenso proveniente da Stati PECO (Paesi dell’Europa centro-orientale) che in un recente passato avevano sottoscritto l’accordo con la Cina ( 17 + 1).
Nelle sue conclusioni Prodi ha prospettato che l’anno appena iniziato sarà caretterizzato dall’incertezza; al di là dei conflitti in corso si presenteranno situazioni di disparità in termini retributivi, di problematiche concernenti il climate change e l’intelligenza artificiale nonchè una nuova configurazione della globalizzazione come ”dottrina teologica del libero mercato”.
In questo contesto il multipolarismo diventa imprescindibile sia nei confronti della Cina e una delle tematiche da ridiscutere dovrebbe essere la revisione del CAI (Comprehensive agrement of investement) sottoscritto nel 2020 eliminando il paradigma delle sanzioni che si rivelano un freno agli investimenti cinesi in Europa.
Forse alcune relazioni politiche sono “mezze cotte” ed andrebbe continuata la cottura tenendo presente che America e Cina hanno necessità dell’Europa.
Prodi ha anche rilevato come sia diminuito l’interscambio con l'Europa di studenti cinesi e di altre nazionalità. Questo fatto che era la linfa vitale nel passato impoverisce il dialogo e non apre le menti per un confronto tra giovani. I lunghi porticati dell’Università e gi spazi aperti dovrebbero ritornare ad essere luogo di incontro e di scambio. Solo così sarà possibile cicatrizzare le ferite aperte in questi anni.
Ed è con questo auspicio che a conclusione della visita di Prodi è stato sottoscritto un memorandum tra CEIBS e Business school dell’Università di Bologna. (riproduzione riservata)
* presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni