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Politica

Punta al 5% la crescita economica della Cina quest'anno

Il dato è stato ufficializzato dal premier uscente Li Keqiang alla alla sessione annuale del Congresso nazionale del popolo in corso fino a domenica prossima. Il disavanzo del bilancio non dovrebbe superare il 3% con un'inflazione non superiore al 3%. L'obiettivo è anche di creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro per mantenere un tasso di disoccupazione al 5,5%


06/03/2023 19:08

di Alberto Chimenti - Class Editori

settimanale
Li Qeqiang, premier uscente

La Cina ha fissato domenica un obiettivo modesto per la crescita economica quest'anno a circa il 5%, quando ha dato il via alla sessione annuale del Congresso nazionale del popolo. Nel rapporto sul lavoro, il premier uscente Li Keqiang ha sottolineato la necessità di stabilità economica ed espansione dei consumi, fissando l'obiettivo di creare circa 12 milioni di posti di lavoro nelle città quest'anno, in aumento rispetto all'obiettivo dello scorso anno di almeno 11 milioni e ha avvertito che i rischi nel settore immobiliare restano alti. Li ha infine fissato un obiettivo di disavanzo di bilancio al 3% del Pil, ampliando il target di circa il 2,8% dello scorso anno.

Ubs ha alzato le stime di crescita economica della Cina per il 2023 e il 2024 per riflettere la ripresa del Paese, migliore del previsto, come risulta dagli indicatori economici recentemente pubblicati. Ubs prevede ora una crescita del Pil del 5,4% per quest'anno, rispetto al precedente 4,9%, e del 5,2% per l'anno prossimo, rispetto alla precedente proiezione del 4,8%. Le revisioni al rialzo arrivano dopo che Pechino ha fissato un obiettivo di crescita economica del 5% circa per il 2023. Sul fronte delle politiche, Ubs prevede che il nuovo governo intensificherà il sostegno agli investimenti infrastrutturali attraverso i prestiti bancari e che un maggior numero di governi locali adotterà misure per contribuire a stimolare i consumi.

Per gli economisti di Anz la riduzione dell'obiettivo di crescita del Pil cinese e l'innalzamento dell'obiettivo di creazione di posti di lavoro per quest'anno suggeriscono la necessità di politiche strutturali come l'urbanizzazione per sostenere la crescita e ridurre il divario tra i due obiettivi. La Cina ha un numero storicamente elevato di 11,58 milioni di nuovi laureati che entreranno nel mercato del lavoro nel 2023, il 7,6% in più rispetto al 2022. Un obiettivo di crescita economica più basso potrebbe non generare abbastanza posti di lavoro per i laureati e gli altri lavoratori, mentre l'obiettivo di creazione di posti di lavoro è più alto degli 11 milioni dello scorso anno. L'obiettivo conservativo del 5% di crescita del Pil è stato probabilmente fissato lo scorso dicembre, quando i leader cinesi si sono riuniti per stabilire gli obiettivi economici, e potrebbe non riflettere la recente ripresa economica del Paese, più rapida del previsto, aggiungono gli economisti di Anz.

L'obiettivo di crescita della Cina per il 2023, pari al 5% circa, "riflette in parte una valutazione sobria da parte della leadership riguardo alle sfide che l'economia deve affrontare", affermano inoltre gli economisti di Barclays. L'obiettivo è coerente con le aspettative di base della banca, anche se potrebbe deludere alcuni partecipanti al mercato che si aspettavano un obiettivo di crescita più alto o un grande stimolo, puntualizzano gli economisti. Barclays ritiene che permangano venti contrari alla sostenibilità della ripresa dei consumi, debolezza degli investimenti immobiliari, incertezze nel settore delle esportazioni ed elevate tensioni geopolitiche. "Vediamo più spazio per l'allentamento" se lo slancio della crescita si indebolisce dopo il forte rimbalzo del primo trimestre, concludono da Barclays.

Per gli economisti di Macquarie, Larry Hu e Yuxiao Zhang, il mercato non dovrebbe essere deluso dall'obiettivo conservativo di crescita del Pil di Pechino per il 2023, pari al 5% circa, in quanto probabilmente si tratta più di un minimo che di un obiettivo effettivo. Macquarie mantiene le sue previsioni di crescita al 5,5%. La possibilità di un massiccio programma di stimolo da parte di Pechino è bassa, vista la forte ripresa registrata finora, affermano gli economisti, che attendono ulteriori indizi dalla riunione del Politburo di fine aprile. Macquarie prevede tre temi macro per la Cina nel 2023: riapertura, ripresa e reset. Il rapporto di lavoro del Governo contiene "segnali incoraggianti sul fatto che ci sarà un altro reset delle politiche per i prossimi cinque anni". Macquarie si aspetta un cambiamento di politica rispetto a quella economica deflazionistica e a quella commerciale restrittiva degli ultimi cinque anni.

L'obiettivo di crescita economica della Cina del 5% circa e la proiezione del deficit fiscale del 3% del Pil "riflettono la cupa consapevolezza che, dopo il risultato nettamente inferiore al trend del 2022, la crescita nel 2023 si presenterà con una serie di sfide", aggiunge il capo economista di Dbs Taimur Baig. Anche con effetti base favorevoli, per raggiungere un'espansione economica del 5% quest'anno sarà necessaria una solida ripresa della spesa delle famiglie e delle imprese. È inoltre necessario un ambiente macroeconomico favorevole, con un'ampia liquidità e bassi tassi di interesse e spread di credito. Comunque sia Baig osserva che l'anno è iniziato bene, con un miglioramento delle aspettative delle imprese e indicatori ad alta frequenza che suggeriscono una ripresa della domanda dei consumatori, della distribuzione del mercato e della produzione industriale. Secondo Dbs, la crescita economica prevista per la Cina nel 2023 è del 5,5%.

"Oltre alla riapertura dell'economia, la stabilizzazione del settore immobiliare e lo stimolo fiscale nelle infrastrutture (che sembra essere in fase di attivazione) dovrebbero essere sufficienti a far rimbalzare l'economia nel 2023 e ci atteniamo alla nostra previsione superiore al consenso di una crescita media annua del 5,7%, che attenuerà in qualche misura i freni alla crescita globale provenienti dai mercati sviluppati. Al di là del breve termine, tuttavia, non vediamo altro che venti contrari, ciclici e strutturali, per la seconda economia mondiale. Dal punto di vista ciclico, la domanda esterna, l'ultimo motore di crescita rimasto in Cina lo scorso anno, si sta arrestando, mentre i consumatori globali stringono la cinghia", avverte infine Daleep Singh, Chief Global Economist di Pgim Fixed Income. (riproduzione riservata)


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