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Politica

Rafforzarsi all'interno per dare opportunità al mondo. La nuova strategia di Pechino

Per il secondo semestre si prospetta una crescita attorno al 5,5%. La dirigenza cinese viaggia spedita nei suoi programmi con una chiarezza di impostazione, almeno in apparenza, che dimostra un tentativo unico nel suo genere nell’affrontare gli anni futuri. Anche con innovazioni come il part-time per i dipendenti pubblici. Riuscirà nell'intento? L'analisi di Marco Leporati


30/07/2020 10:33

di Marco Leporati *

Lavoratori cinesi

Il paradigma dei "sei fronti e delle sei aree" declinato durante l’ultima Assemblea del Popolo del maggio scorso, in preparazione del 14 ° Piano Quinquennale, è stato ripreso ed illustrato dal Presidente Xi Jingpin durante un simposio tenutosi la scorsa settimana a Pechino alla presenza di senior manager e capi azienda cinesi e stranieri in rappresentanza di Sinochem, Hangzhou Hilkvision,Microsoft e Panasonic, solo per citarne alcune. Volendone sintetizzare il pensiero, prima di addentrarci nei dettagli, il motto potrebbe essere  "dobbiamo rafforzarci al nostro interno per poter offrire maggiori opportunità alle economie mondiali”.

Rafforzarsi significa prima di tutto promuovere lo sviluppo della digitalizzazione, dell’automazione e dell'Intelligenza artificiale nei processi produttivi ma anche dell'educazione e della scolarizzazione a partire dalle campagne. Trent’anni fa, nella provincia dell’Anhui nasceva un programma didattico, il Project Hope, per la diffusione della scolarizzazione ed oggi, dopo trent’anni, ne viene celebrata l’efficacia del progetto originale e della sua implementazione con nuovi strumenti didattici.

Come non si era mancato di rilevare, la Cina, forte di un risultato positivo nei propri fondamentali, ha ben chiaro quali siano gli obiettivi a breve e medio termine anche perchè sia da fonti goverrnative sia da accreditati istituti bancari quali Citigroup e UBS  si sta prospettando una crescita del Pil per il secondo semestre intorno al 5,5%.

Nel teatro mondiale, mentre gli Stati Uniti sono alle prese con un continuo aggravarsi dell’epidemia e con gli ultimi tre mesi di mandato presidenziale e l’Europa ha coronato il successo del Recovery Found da attuare nel prossimo anno, la Cina viaggia spedita nei suoi programmi con una chiarezza di impostazione, almeno in apparenza, che dimostra un tentativo unico nel suo genere nell’affrontare gli anni futuri.

Fra l’altro ha avuto pure il tempo di acquisire in sordina a maggio circa 11 miliardi di dollari di pertinenza del debito americano.

La solita e reiterata domanda è: ci riuscirà? Sicuramente altri segnali offrono un’ ulteriore conferma del  suo specifico dinamismo, come l’innovativa decisione dell’introduzione del part time, formula finora utilizzata raramente, e di incentivi per attività in proprio oppure la concessione ai dipendenti pubblici di giornate per il godimento di permessi aggiuntivi per favorire lo sviluppo del turismo domestico. In realtà, quest’ultimo provvedimento non ha ancora una cornice certa di gestione. Infatti il dipendente dovrà lavorare 40 minuti in più ogni giorno durante la settimana senza retribuzione straordinaria per poi beneficiare delle giornate aggiuntive nel week end.

Probabilmente sarà ridisegnata questa procedura ma rimane il fatto che è un tentativo per arginare la diminuzione dei consumi che è stata l’unico segno negativo nel quadro dei risultati del primo semestre (-11,4 %) e per rivitalizzare il turismo domestico anch’esso in sofferenza.

Una nota a margine sui consumi riguarda la posizione di 600 milioni di cittadini che hanno ancora redditi pari a 130 dollari al mese e quindi con una scarsa propensione al consumo che conferma ancora una volta un dualismo tra città e campagne.

Un altro importante corollario nell’attuazione di nuovi architravi per  lo sviluppo futuro è l’estensione fino a dicembre 2020  di  una riduzione importante degli oneri sociali pari a 1.900 miliardi di yuan ossia 27 miliardi di dollari, soprattutto concernenti i pagamenti per il fondo pensioni, per la disoccupazione e per gli infortuni. Non dobbiamo trascurare che tutti questi provvedimenti volti al contrasto defli effetti della pandemia non abbiano successivamente  impatto sul deficit fiscale in relazione al Pil.

La fotografia che ne emerge è quella della ricerca di una linea programmatica ( termine che piace polto nel nostro Paese ma che non va oltre alle buone intenzioni) per fronteggiare questa emergenza che potrebbe protrarsi anche per il prossimo anno. Il presidente Xi Jinping, in tutte le occasioni ricorda che bisogna essere pronti a “ tempi duri”.

In questi giorni mi è capitato tra le mani il primo volume editato nel 2014 e che contiene una serie di articoli e discorsi tenuti in quegli anni dallo stesso Xi Jinping. In essi troviamo, invece, quanto poi si è sviluppato in questi anni a livello di filosofia del pensiero. In uno dei suoi innumerevoli interventi (28 aprile 2013 dal titolo emblematico “Il duro lavoro trasforma i sogni in realtà") nelle conclusioni sostiene che “I tempi richiedono il cambiamento e l’innovazione secondo una regolare caratteristica della nostra missione. Un viaggio di un migliaio di miglia incomincia da un primo passo. Esiste un luminoso futuro per il nostro Paese ma per raggiungerlo non sarà facile... Ogni realizzazione nel mondo è una dura vittoria..” (The governance of China, pag 49-50).

Questo richiamo ha semplicemente lo scopo di dimostrare che la trasformazione corrente, coronata da un certo successo è frutto di un pensiero maturato in tempi non sospetti di crescita economica incontrovertibile. Oggi, possiamo constatare che i risultati sono concreti e fanno ben sperare.

Rimane da parte mia qualche perplessità sulla visione ambientale: mentre per la salvaguardia dell’ecosistema del fiume Yangtze è stato confermato il divieto di pesca con la perdita di circa trecentomila posti di lavoro e la creazione contestuale di parchi turistici ed ecologici si è ritornati a reinvestire in centrali termiche a carbone.

Infatti, durante il periodo centrale di lockdown avevamo pubblicato la diminuzione delle emissioni di biossido di azoto e di Co2 per la chiusura in blocco delle fabbriche. Oggi, a fronte di una diminuzione dal 72% di dieci anni fa al 58% del 2018, in accordo con il NBS (National Bureau of Statistics), della percentuale dell’uso di carbone nel paniere delle fonti energetiche, rispetto ai progetti di decarbonizzazione si sta incentivando la costruzione di centrali a carbone per beneficiare da un lato dei finanziamenti governativi o provinciali mediante accesso al credito bancario per la costruzione delle infrastrutture, dall’altro per la creazione di nuovi posti di lavoro. Rimane pertanto ancora irrisolta l’equazione produzione/consumi in relazione all’ambiente. (riproduzione riservata)

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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