996 non è una formula matematica o l’abbreviazione di una particolare ricorrenza: è semplicemente lo schema orario di lavoro dei rider cinesi; dalle nove del mattino alle nove di sera per sei giorni di lavoro alla settimana.
Su questo schema orario vi sono state recentemente dispute tra aziende e lavoratori sino alla pronuncia della Suprema Corte del Popolo e del Ministero delle Risorse umane e della Previdenza che ha ricordato con veemenza ai datori di lavoro di rispettare quanto già stabilito dalla legge in materia di ore straordinarie.
Il fenomeno del delivery in Cina ha preceduto in anticipo il resto del mondo e, nato con l’e-commerce, ha avuto il suo apogeo durante la pandemia del Covid con consegne di prodotti e pasti sia negli uffici sia a casa propria per conto di Meituan o Ele.Me, società di Alibaba, entrambe con un totale di circa venti milioni pasti giornalieri distribuiti.
Ogni giorno, è sufficiente passare davanti a un palazzo di uffici o a qualche ristorante prima della canonica ora dei pasti per vedere nugoli di riders con smartphone nelle mani in attesa frenetica della ricezione o della consegna. Si gioca tutto sul tempo e il traffico caotico della città, con la complicità degli ascensori, sono il freno a mano della loro attività.
Da qualche tempo la consegna ai piani è vietata e quasi tutti gli uffici hanno creato apposite aree con armadietti singoli tipo piscina dove viene lasciato l’ordine con il codice di apertura inviato al cliente che dovrà scendere a ritirarlo.
Ma questa frenesia non paga ed è per questa ragione che vi sono state singolari forme di protesta per ottenere un miglioramento salariale e una regolamentazione contrattuale del rapporto: sottoscrizione di un contratto da entrambe le parti, non eccedenza delle trentasei ore straordinarie mensili di lavoro stabilite per legge ed infine corresponsione di tutte le competenze al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
La vicenda dei riders offre però lo spunto per una istantanea del mercato del lavoro che, attraverso un movimento tellurico sotterraneo, sta modificando la peculiarità di una forza lavoro che sulla tradizione degli ultimi vent’anni aveva innestato figure professionali anche nuove per far fronte alle richieste di imprese industriali e, in special modo, di quelle dei servizi.
La formula 996 o come viene definita in Cina “996 culture” è stata anche applicata ed è tuttora vigente nelle start up e nelle società High Tech quali Game Developer Lightspeed e ByteDance, proprietario di Tik Tok, che hanno solo adesso regolamentato gli orari di lavoro con lo schema quindicinale “big week, small week” a rotazione con la concessione di un giorno aggiuntivo di riposo infrasettimanale o di uscire il mercoledì dall’ufficio alle 18.
I giovani laureati con il miraggio di essere assunti in queste società non sono più disposti ad accettare questa formula e la lista dei disoccupati, già consistente nel 2020, tende ad allungarsi.
Resta l’impiego pubblico attraverso concorso o speciali entrature; infatti in ogni ufficio pubblico si nota un turn over di giovani impiegati, sicuramente rilassati come li si vedono nelle State Own Companies, la cui razionalizzazione tante volte invocata è sempre stata rimandata in virtù del creare e mantenere occupazione.
L’incertezza avanza anche alimentata da questa ambigua visione pandemica che comunque sta creando rallentamenti e, se dopo le aperture volute da Deng Xiaoping quarant’anni orsono, il desiderio di sfida nell’impresa privata aveva portato molti giovani e non ad abbandonare il posto pubblico per il settore privato - con tanti esempi di nuovo capitalismo - con quella che veniva definita la mentalità “ Xiahai” ovvero di buttarsi nel profondo del mare, oggi, al contrario, a fronte di questa incertezza ci si chiude nella mentalità “ shang’an” ovvero di stare in un approdo sicuro qual è la pubblica amministrazione.
Infatti il livello di disoccupazione giovanile dopo la laurea o il diploma in città come Pechino ad agosto era del 15,3%, tre volte maggiore dell’indice del 5,1% della media paese: dalle stime attuali uno su sette è senza speranza di trovare occupazione. Forse questi giovani avevano aspettative di carriera e retributive che erano presenti nel mercato del lavoro sino a qualche anno fa ma che ora, a fronte di modificazione strutturali di alcuni settori dovute a decisioni governative, difficilmente potranno confermarsi.
Due sono le decisioni governative nell’ultimo periodo che hanno e avranno influenza marcatamente negativa nella decelerazione dei livelli occupazionali: l’eliminazione dell’istruzione privata extrascolastica che impiegava il 10% dei giovani usciti dai college universitari ed il ridimensionamento delle attività delle BigTech.
Anche in un altro settore di nicchia, quelle delle guide turistiche che raggruppa oltre diecimila lavoratori, a causa del blocco turistico per Covid (in questo ponte di inizio autunno sono stimati solo 80 milioni di turisti ma in prossimità) è stato perso l’80% di posti di lavoro.
E’ pur vero che in città come Shanghai non è facile reperire personale con una esperienza lavorativa o skill professionale ma il tutto condizionato ad un livello di crescita (pil) intorno al 6- 6,5 % annuo.
È presto per orientarsi in questa nebulosa lavorativa ma alcuni dati devono fare riflettere: attualmente vi sono in Cina circa 894 milioni di occupati tra i 15 e i 59 anni, il 5 % in meno del dato rilevato nel 2011 quando gli occupati erano 925 milioni. Di questi 300 milioni sono migranti e la prospettiva è quella di avere 300 milioni di anziani entro il 2025.
Nell’ultimo piano quinquennale si stimava la creazione di 55 milioni di posti di lavoro nelle zone urbanizzate incluso 11 milioni per l’anno corrente. Allo stato attuale è stato raggiunto solo l’85,3% del target annuale.
In un momento quale quello che stiamo vivendo le contraddizioni sono costanti e per stare in tema può essere esplicativa una frase di Mao Zedong pronunciata nel famoso discorso di Yanan del 1940: "non c’è costruzione senza distruzione, non c’è sbarramento senza diga, non c’è movimento senza riposo; gli opposti sono sempre correlati nella battaglia tra vita e morte”. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni