Salutato da caroselli di auto, grandi bevute nei bar e un affollarsi nelle strade già nella notte, Shanghai ha riaperto i battenti dal lockdown più lungo della sua storia, oltre due mesi. Ma la domanda che nasce spontanea è come questa metropoli ad alta urbanizzazione possa ripartire senza un incremento di ulteriori casi di contagio Omicron.
Infatti il persistente decremento giornaliero avvenuto nelle scorse settimane sino all’individuazione di qualche asintomatico nella giornata di domenica trova la ragione principale nel fatto che la città è ancora ingessata e i pochi che, con salvacondotto orario, possono muoversi appartengono ad un numero esiguo di cittadini rispetto alla popolazione totale di 25 milioni di cui il 90% risiede nelle “precautionary zones” ovvero in aree a basso rischio tale da intendersi quelle libere da virus almeno da quattordici giorni.
È possibile che una mobilità seppur graduale ed il contatto tra persone possa alimentare l’insorgenza del fenomeno epidemico con una prospettiva all’orizzonte di ulteriori provvedimenti interdittivi?
Questo differente modo di concepire il ragionamento scientifico potrebbe trascinare questa ambiguità esistente per mesi amplificando i contagi che si sono registrati ultimamente ed in particolare durante il lockdown.
Come è pensabile che interi complessi immobiliari destinati ad ufficio siano stati chiusi per oltre sessanta giorni per entrare nei quali per un’emergenza, per prelevare un semplice documento, sia stata richiesta un’autorizzazione speciale ed il personale del building possa entrare nell’ufficio seguito da telecamere per fotocopiare semplicemente una pagina.
Pur essendo la Cina il Paese della tecnologia più raffinata e dell’algoritmo, alcune operazioni giornaliere connesse alle normali attività in un contesto di smartworking o non si potevano svolgere o erano molto macchinose quali per esempio bonifici in valuta estera dove occorre presentare giustificativi allo sportello bancario alfine di ottenere l’autorizzazione della Safe.
Come tutte le attese ovvero gli attimi epifanici che preludono gli accadimenti futuri gli interrogativi sono legittimi per ipotizzare quanto potrebbe accadere a medio termine cancellando quanto vissuto nel periodo di lockdown.
Infatti se qualche giorno fa il Premier Li Keqiang, di fronte a centomila funzionari di partito, ha enfatizzato di voler riattivare l’economia, nella pratica gli interventi a favore delle imprese promessi più volte (nuova politica per i prestiti e riduzione delle imposizioni fiscali) equivalgono a 800 miliardi di Rmb (118 miliardi di USD) pari, secondo una stima, allo 0,7% del pil. Nel 2008 e nel 2009 il famoso “stimoulus package” corrispondeva al 13% dell’output annuale della produzione economica.
Forse, seguendo la scia del primo ministro, domenica nel pomeriggio, a Shanghai è stata indetta una conferenza stampa da Wu Qing, membro dello Standing Committee del CPC Shanghai Municipal Committee ed Executive Vice Mayor, che ha illustrato il piano di azione volto ad accelerare e rivitalizzare la vita economica di Shanghai.
Il piano contiene, in premessa, i principi di cui si è più volte scritto, quali la salvaguardia e la tutela della salute e della vita dei cittadini e nello stesso tempo la volontà di riprendere il modello economico del recente passato.
L’action plan è modulato in quattro capisaldi che racchiudono cinquanta interventi; tutti i capisaldi sono accomunati dal coordinamento ed in particolare il primo, quello dedicato alla normalizzazione dell’epidemia in relazione alla ripresa economica; il secondo che riguarda l’aspetto giurisdizionale del coordinamento dei poteri delegati dal Governo centrale, attribuendo una indipendenza gestionale all’Autorità di Shanghai.
Il terzo che concerne il coordinamento del buon governo in funzione del garantire un mercato efficiente ed infine il quarto che è relativo al coordinamento degli incentivi inclusivi rispetto agli obiettivi prefissati.
Questo lungo elenco riprende temi che fanno parte della narrativa già proposta negli scorsi anni in termini di funzionamento e supporti per incentivare la presenza di aziende straniere con lo sviluppo di attività locali.
«Al momento attuale la città sta chiedendo una task force per vincere la battaglia contro il COVID 19 e nello stesso tempo per rivitalizzare la propria economia. Moltissime aziende hanno sopportato pesanti difficoltà e si sono assunte la responsabilità sociale di ritornare al lavoro ricominciando la produzione in modo ordinato. Vogliamo estendere loro la nostra profonda gratitudine ed il nostro rispetto», si legge nel documento che testimonia lo spirito dello stesso.
Lunedì, a conclusione di questo percorso liberatorio, sono state emanate tre norme che regolano, sempre per i cittadini non soggetti a positività o asintomatici, la libertà di movimento nel proprio compound, l’utilizzo privato delle autovetture per gli spostamenti da casa al luogo di lavoro se riaperto o l’eventuale utilizzo dei mezzi pubblici con la chiusa finale, una sorta di raccomandazione sanitaria, per le mascherine, il distanziamento sociale ed il sottoporsi ai test che dovrebbero avere la frequenza delle 72 ore.
Potremmo forse immaginare una nuova era cinese alla quale non siamo abituati ma che forse dovrà coniugare questa convivenza con il virus e lo sviluppo della società stessa. Potrebbe essere questo il game del futuro. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni