Novità per i finanziamenti per l'internazionalizzazione erogati da Simest: da oggi il 50% sarà a fondo perduto. La nuova agevolazione è stata resa possibile dal via libera ottenuto di recente dalla Commissione europea che estende temporalmente questo vantaggio fino alla fine del 2020, con un limite di 800 mila euro complessivi di componente di aiuto.
La misura del fondo perduto al 50% è solo l'ultimo step di un progressivo potenziamento dello strumento Finanziamenti per l'internazionalizzazione che ha preso il via nel culmine della pandemia da Covid-19 e che ha previsto un ampliamento senza precedenti degli strumenti Simest sia in termini di risorse, sia di raggio d'azione.
Attraverso l'introduzione di successivi interventi normativi mirati a risollevare la difficile congiuntura economica è stata quadruplicata la disponibilità del fondo pubblico da cui la società del gruppo Cdp, presieduta da Pasquale Salzano e guidata da Mauro Alfonso, attinge la liquidità per finanziare le aziende, è stato eliminato per il 2020 l'obbligo di presentare garanzie, sono stati innalzati gli importi massimi, è stata ampliata la gamma di spese finanziabili, è stata allargata la platea delle imprese che possono accedervi e soprattutto è stata estesa l'operatività dei finanziamenti anche a progetti di internazionalizzazione in Paesi dell'Unione europea.
Intanto tra luglio e agosto Simest ha ricevuto oltre 2 mila richieste di finanziamento agevolato per l’internazionalizzazione, più del doppio di quelle ricevute nel 2019, aveva spiegato Salzano intervenendo alla quinta tappa del roadshow virtuale del Patto per l’Export. Le imprese italiane "competono oggi in uno scenario globale molto cambiato. Mai come ora il rilancio dipenderà anche dal supporto del sistema Italia, con sistemi adeguati al nuovo contesto", ha detto Salzano. “Con il patto per l’export il governo ha messo in campo risorse straordinarie”.
Gli occhi restano puntati sulla Cina. A fronte di una congiuntura negativa delle esportazioni italiane in Cina nel corso del 2020, infatti, il paese sarà in grado di riprendersi in modo efficace il prossimo anno, si legge tra le righe del rapporto export 2020 di Sace, intitolato «Open (again)» e diffuso il 10 settembre scorso.
Le stime prevedono +5,9% per quanto riguarda i beni d'investimento e +6,1% sui beni di consumo. Emergono, in particolare, il settore chimico, che comprende anche i prodotti dell'industria farmaceutica, per i quali l'emergenza sanitaria potrebbe aprire importanti opportunità nel paese (+11,6% nel 2020). Tuttavia, nonostante l'eccezionalità della performance cinese, la macro-area asiatica è prevalentemente caratterizzata da un generale rallentamento delle attese di crescita. «Le previsioni dell'export nel 2020 per l'area sono negative (-10,9%) e riflettono le stime sull'andamento del pil della regione, che interromperà due decenni di forte crescita». Nonostante la severità dello shock, si prevede un deciso rilancio già nel 2021, salvo ulteriori tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina.
La Repubblica popolare rappresenta lo scenario più favorevole per il made in Italy: per quanto riguarda l'opportunità d'investimento, si legge nel report, «il paese del dragone conquista la prima posizione in virtù di un miglioramento sia del profilo di rischio politico che del contesto operativo, grazie all'entrata in vigore a inizio anno della Foreign investment law, che apre agli investitori esteri alcuni settori a loro preclusi, semplifica alcune pratiche connesse agli investimenti esteri e garantisce una maggiore tutela dei diritti di proprietà intellettuale».(riproduzione riservata)