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Cina, l'obbiettivo ora è contagi a zero entro la metà di marzo

Solo nello Hubei, la regione di Wuhan, il target è spostato a fine mese. Il risultato è stato ottenuto con misure molto rigide, difficilmente attuabili in altri paesi. A Shanghai ogni edificio ha un check-point per verificare temperatura corporea, spostamenti recenti e identità di ogni individuo


13/03/2020 12:33

di Lorenzo Riccardi*

shang
Shanghai

In quest’ultimo mese molte cose sono cambiate in meglio in Cina. La ripresa dell’economia cinese ora va di pari passo con la riduzione dell’epidemia da Covid-19. E il governo punta ad azzerare i nuovi casi di Coronavirus al di fuori dell’epicentro dell’Hubei entro la metà di marzo.

Secondo le ultime proiezioni, le nuove infezioni da coronavirus potrebbero scendere a zero entro la fine di marzo anche a Wuhan, nelle zone più colpite e quindi su tutto il territorio cinese.

A Shanghai, città da 24 milioni di abitanti, vi sono solo 26 casi attualmente positivi e nessun nuovo caso negli ultimi giorni. Questa riduzione  è stata ottenuta con misure molto rigide e difficilmente attuabili in altri paesi.

Ogni edificio ha un check-point per verificare temperatura corporea, spostamenti recenti e identità di ogni individuo. Può entrare in un edificio unicamente chi vi lavora o chi ha un domicilio registrato e non sono ammessi visitatori esterni.

Musei, cinema, palestre e quasi tutti i ristoranti sono oggi ancora chiusi, con un blocco iniziato il 20 di gennaio e non ancora  concluso. Chi proviene da una diversa provincia deve sottoporsi a quarantena in base alle regole dell’autorità locale e alle policy degli immobili residenziali e commerciali.

Per entrare in ufficio, per prendere un caffè, pranzare o fare la spesa occorre registrarsi e farsi misurare la temperatura corporea. Ogni persona deve utilizzare un QR code che mostra chi ha un grado di rischio-salute verde, arancione o rosso, in relazione ai luoghi visitati e ad altri dati raccolti dal sistema.

Inoltre il governo cinese distribuisce mascherine in base ai nuclei familiari e a criteri territoriali, e impone obbligo per chi gestisce attività economiche di dotare il proprio personale di mascherine e materiale sanitario idoneo a fronteggiare la crisi.

La Cina è anche ripartita da un punto di vista economico introducendo agevolazioni fiscali e sui contributi per ridurre il costo del lavoro, tutelando chi è in quarantena o malattia a causa dell’emergenza. L’autorità fiscale ha posticipato le scadenze fiscali di febbraio e di marzo e l’attività economica è stata bloccata dal 20 gennaio al 10 febbraio e gradualmente ripresa nelle settimane successive.

Grazie alle imponenti misure di contenimento dell’epidemia da Covid-19 e alle numerose iniziative di supporto alle imprese durante questa fase di criticità messe in atto dal governo centrale e dalle autorità locali, l’emergenza sanitaria sembra essere alla fase conclusiva con una conseguente ripresa economica tra marzo e aprile 2020.

In base ai dati condivisi dai media locali circa la metà delle  piccole e medie imprese ha ripreso la propria attività mentre il 95% delle grandi imprese di Shanghai ha riavviato le attività, con il 66% della capacità produttiva.

Le aziende italiane che hanno presenza sul territorio cinese sono operative e si trovano in una fase di ripartenza; inoltre le banche italiane e i gruppi industriali hanno ripreso le proprie attività già da un mese.

Il numero di nuove infezioni all’estero è invece in rapida espansione. E ora le autorità cinesi per contenere il contagio di ritorno da paesi stranieri dal 4 marzo le principali città cinesi hanno posto misure di quarantena obbligatoria per chi arriva dai paesi esteri più colpiti, con un’attenzione particolare per chi arriva dalla Lombardia, che è tra le aree più colpite nel resto del mondo.

L’auspicio è che metodi di contenimento e comportamenti delle persone in Italia possano seguire la determinazione con cui la Cina ha imposto limiti e ridotto il contagio. (riproduzione riservata)

*commercialista basato a Shanghai


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