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Il silenzio di Shanghai in quarantena in attesa che il virus svanisca

La testimonianza dei co-fondatori dello studio Gwa di consulenza legale e tributaria che operano nella capitale finanziaria della Cina dal 2004, assistendo soprattutto le aziende italiane. L'impegno della business community italiana per mantenere attivi i servizi essenziali alle imprese


17/02/2020 11:02

di Daniele Zibetti e Giovanni Pisacane*

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San Valentino a Shanghai

Shanghai appare oggi come l’incipit del film “28 giorni dopo” del 2002 dove il protagonista vaga smarrito per una Londra completamente deserta.

Strade, metropolitane, ristoranti, centri commerciali vuoti. Scuole chiuse. Fortunatamente le persone ci sono ancora, seppur rintanate in casa. Del resto, scriveva Camus ne “La Peste” che al principio dei flagelli e quando sono terminati si fa sempre un po’ di retorica, ma soltanto nel mezzo della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio.

Per raccontare questo silenzio surreale in un luogo che solitamente brulica di vitalità e suoni, si può incominciare con il dire che la situazione odierna appare molto diversa da quello che capitò nel 2003 con la Sars, dato che la Cina del 2020 non è proprio la stessa cosa e oggi impatta in modo decisivo sul resto del mondo molto più di quanto avveniva 17 anni fa.

La Cina affronta oggi una sfida difficile i cui esiti sono tutt´altro che scontati. Sembrava uscita da poco con una tregua dall’estenuante “trade war” con gli Stati Uniti ed era pronta a festeggiare l’anno del Topo, ma nulla da fare.

Cosa succederà quindi nei prossimi mesi? e quali saranno le conseguenze in termini economici di questo Coronavirus ribattezzato COVID-19?

Le persone per ora stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza e obbedienza, in attesa dell´annuncio sperato e rassicurante che si possa tornare alla routine quotidiana. Chi si trova in aree ritenute a rischio non ha altra scelta che rimanere in quarantena.

Le misure messe in atto sono state molto drastiche e da qui nascono forse le maggiori preoccupazioni di chi le osserva da fuori, ma è innegabile che l’intervento sia stato rapido e capillare. Le informazioni sono state condivise con tutto il modo e molti centri di ricerca sono impegnati in uno sforzo congiunto per la creazione di un vaccino.

Questa situazione ha quindi già oggi un impatto notevole sull’economia cinese. Cinema, trasporti, hotels, ristoranti, negozi hanno subito e subiranno per le settimane a venire perdite consistenti. Già era pesante il bilancio per aver completamento “bruciato” il capodanno cinese, inevitabile pensare che una sospensione prolungata delle attività possa portare conseguenze anche permanenti.

Entrando nei pochi esercizi aperti, il personale misura la temperatura agli avventori con un rilevatore digitale ad infrarossi (senza contatto). I tassisti circolano in misura ridotta e, come tutti gli operatori al lavoro in questi giorni, indossano la mascherina. I beni alimentari però sono tutti reperibili in particolare nei supermercati; nelle farmacie le mascherine sono poche, in alcuni posti è necessario mettersi in fila, in molti casi non è possibile acquistarne più di cinque per persona.

Molti shopping malls hanno deciso di ridurre il canone di affitto per le settimane di chiusura prolungata, ma non è difficile immaginare che se i grandi gruppi avranno la forza negoziale e la capacità di resistere e assorbire le perdite, questo scenario potrebbe portare alla chiusura di tante piccole attività.

L’impatto sul piano internazionale è già visibile ad occhio nudo: turismo in picchiata. Questo era per l´Italia l´anno del turismo Italia-Cina. Tutto da dimenticare.  L´industria del lusso che arranca. Nella sola Milano si era abituati a file di turisti cinesi che acquistavano nel quadrilatero della Moda. Dovremmo aspettare un po´ per vederli riapparire copiosi.

Molte compagnie aeree internazionali hanno sospesi i voli da e per la Cina… e vedremo quando riprenderanno a pieno regime. Del resto “nulla si diffonde più velocemente della paura” come diceva la locandina di “Contagion”, per restare agli spunti cinematografici.

Molte aziende italiane in Cina sono ferme ovvero stentano a partire per mancanza di personale o per ritardi nella supply chain. In questo caso il Governo cinese ha previsto degli aiuti che unitamente alla generale previsione della forza maggiore potranno concretamente supportare chi è in difficoltà, ma si tratterà di capire come e quando potranno concretizzarsi e nel frattempo gestire la crisi.

Per ora anche le importazioni stanno subendo ritardi per il blocco dei trasporti e per il sovraccarico che stanno avendo molti uffici doganali.  Ciò ha ripercussioni anche sulle aziende Italiane che operano in Cina, molte delle quali sono Cina-dipendenti per l’approvvigionamento di parti e semilavorati. Alcune già pensano di cambiare la rete di fornitori.

I mercati finanziari asiatici già molto volatili in condizioni normali lo saranno ancor di più per i mesi a venire fino alla fine dell’emergenza che si auspica avverrà in concomitanza della bella stagione.

Se oggi non avessimo un grosso sacrificio del popolo cinese forse il mondo avrebbe un problema molto più grosso da gestire. La Cina sta facendo il possibile per arginare questa emergenza e durante la sua storia millenaria ha già dimostrato capacità di reazione quindi certamente si rialzerà breve. Ci saranno interventi che porteranno a un rimbalzo dell’economia, pur consci che le previsioni sono necessariamente al ribasso rispetto alla situazione ante-virus.

Nel frattempo, noi operatori sull’asse Italia-Cina dovremo fare la nostra parte, sforzandoci di mantenere sangue freddo e razionalità, garantendo al massimo i servizi ed il supporto al mantenimento dei flussi commerciali, ben sapendo che in questi mesi il movimento delle persone sarà minimizzato per tutelare la salute di tutti, che resta il bene primario.

 *co-fondatori nel 2004 e managing partner di GWA Law, Tax & Accounting di Shanghai dove vivono  


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