A due settimane esatte da quella che doveva essere una spensierata vigilia del Capodanno cinese la confusione trionfa. Qualche giorno fa a Shanghai è stata prorogata nuovamente la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado non prima della fine di febbraio.
Si attendeva anche la proroga della riapertura delle aziende manufatturiere e degli uffici e invece a tarda ora di ieri è stata pubblicata la circolare emanata dallo Shanghai Municipal People’s Governement a tutte le imprese residenti con i suggerimenti non vincolanti per la gestione dell’apertura di lunedi prossimo, con raccomandazioni circa il lavoro su turni con numero limitato di persone o in remoto da casa, utilizzo di maschere protettive, cibo portato da casa, a cui si legano dubbi, interrogativi e responsabilità.
Innanzitutto vige la limitazione in corso della mobilità delle persone che stanno rientrando se provenienti dall’estero o da altre province con la quarantena di sei o quattordici giorni obbligatoria con registrazione personale presso il proprio distretto o compound di abitazione dell’arrivo in città con controllo della temperatura, tenendo conto, tra l'altro che i mezzi protettivi, maschere e liquidi di detergenza e disenfezione per la pulizia delle mani, non sono disponibili a sufficienza.
Secondo aspetto è l’entrata in città diversa da quella di residenza quale luogo di lavoro. Anche in questo caso si rende necessaria in via preventiva un piano aziendale di rientro approvato dalla locale autorità e successivamente la registrazione individuale alle porte della città con conseguente monitoraggio.
Questa situazione sarà dalla prossima settimana soprattutto gravosa per gli autisti dei camion che provengono da città diverse e sono costretti ad attraversare province differenti, ma anche i trasporti via aerea stanno subendo cancellazioni ed i corrieri espressonon accettano spedizioni di questo genere, fino a settimana prossima. Inoltre, il green channel per questo tipo di operazioni non sta funzionado a regime.
Gli ostacoli creati dalle misure di prevenzione al contagio alla supply chain stanno assumendo carattere di priorità.
Durante la lunga Trade War, alcune imprese avevano deciso di spostare il loro centro di fornitura in aree diverse dalla Cina quali il Vietnam o le Filippine al fine di aggirare le barriere dei dazi imposti dagli Stati Uniti, ma alla luce di quanto sta succedendo ora c'è necessità di ridiscutere sulla complessità della supply chain globale, come indicano le notizie sulle difficoltà della coreana Hyundai che lamenta un fermo produttivo nel settore automotive dovuto alla carenza di semilavorati provenienti da fornitori cinesi o il warining di FCA per un suo stabilimento europeo.
Infatti se vi saranno con più frequenza accadimenti che possano interferire con le localizzazioni produttive si potrebbe pensare a fermi di produzione prolungata con forte penalizzazione del consumer market, come, come già sostengono alcuni economisti. Oppure il fenomeno Coronavirus potrebbe indurre a valutare modelli diversi che possano limitare i danni.
Il dato di fondo è che la sequenzialità di fenomeni atmosferici ed epidemiologici sta aumentando e la Cina, in questo momento, è sottoposta ad uno stress test, per mutuare una situazione correlata alle istituzioni bancarie, che dovrebbe far riflettere.
Per questo il ritorno a breve a una lenta normalità resta difficle anche perché l’OMS ha già spostato in alto l’asticella del picco dell’epidemia a due settimane da oggi. Cntinua a preoccupare la rapida diffusione del virus in Cina, mentre nel resto del mondo i numeri sono ancora limitati, e nonostante tutti gli studi e le statistiche indichino un tasso di mortalità percentualmente inferiore ad altre epidemie avvenute nel passato.
A proposito di questi foschi scenari viene in mente” Epidemics and Society. From to Black Death to the present “, ultimo libro di Frank Snowden, emerito professore di Storia della Medicina presso l’Università di Yale la cui sovracopertina raffigura,in analogia con l’iconografia medioevale, il simbolo della morte con la falce che aleggia su di un popolo disperato ed in fuga ed il cui contenuto è un exurcus sugli accadimenti derivanti dalle epidemie insorte nell’ultimo secolo.
Quanto sopra solo per affermare che l’iconografia della pestilenza nasce con la storia e si insinua in essa nel corso dei secoli. Ora s ta a noi, comunità internazionale, a far cambiare il corso degli eventi in una società tecnologicamente e scientificamente evoluta.
* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni
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