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Azienda Agricoltura

Consorzio Vino Chianti fa rotta sull'Asia, Giappone prima tappa

Prossima trasferta in Giappone ad aprile, poi Corea del Sud e a novembre in Cina, Vietnam, Thailandia. Intanto nel paese del Sol Levante l'import di vini made in Italy è cresciuto di quasi il 30% nel 2022. I consumatori di quel paese apprezzano il vino in lattina o in tetrapak, perché ecologico


04/04/2023 12:32

di Mauro Romano e Stefano Catellani - Class Editori

Chianti
Giovanni Busi, presidente Consorzio Vino Chianti

Il Consorzio Chianti punta sull'Asia. "Punteremo su Nord e Sud America, con particolare attenzione a Brasile e Messico e poi soprattutto all'Asia: ad aprile la prima trasferta che faremo sarà in Giappone, poi Corea del Sud e a novembre in Cina, Vietnam Thailandia", ha spiegato Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti,alla 55esima edizione del Vinitaly di Verona, in programma dal 2 al 5 aprile.

"Oggi le imprese, circa 3.600 quelle del Chianti, sono fiere di confrontarsi di nuovo con il mercato. Il settore agricolo è stato in sofferenza: costi più elevati per la produzione, per l'imbottigliamento, per le nostre uve. E l'Unione Europa - conclude Busi - non ci aiuta visto l'innalzamento dei tassi, che arriva in seguito all'aumento anche dei costi di energia e materie prime. Abbiamo bisogno invece di poter ridurre le spese per investire nei nuovi mercati. Al Governo chiediamo una sburocratizzazione: significherebbe alleviare costi spesso insostenibili e lunghe procedure, inutili tanto per noi quanto per lo Stato".

In Giappone tra l'altro i vini made in Italy hanno registrato una crescita in volume del 28,6% nel 2022, attestandosi a 200 milioni di euro (dato Ismea). Un successo trainato in particolare da una crescente richiesta da parte del mercato nipponico di vini più sostenibili, siano essi biologici oppure con packaging leggeri e facilmente riciclabili.

A cavalcare in pole position l’onda del brindisi Japan sono le cantine aderenti all’Alleanza Cooperative Agroalimentare. I giapponesi, ordini arrivati alla mano,  apprezzano il vino in lattina e in particolare il vino in tetrapak in confezioni da mezzo litro, materiale al quale guardano molto positivamente perché si tratta di un materiale facilmente riciclabile.

La preferenza per il packaging da mezzo litro è anche dovuta al fatto che scegliere vino nelle classiche bottiglie di vetro sia assai più costoso, perché in Giappone le procedure di smaltimento dei rifiuti sono molto rigorose e il cittadino deve corrispondere un contributo a seconda del peso dei propri sacchetti di rifiuti.

Dal momento che il tetrapak è compostabile e occupa pochissimo spazio, il problema si risolve con tre “e”: in modo ecologico, economico ed elegante, offrendo prodotti di qualità in confezioni dall’aspetto degno della loro storia. Da una recente indagine sul grado di internazionalizzazione delle cooperative vitivinicole realizzata da Ismea per Alleanza delle cooperative, il fatturato generato dall’export delle cantine aderenti ad Alleanza cooperative tra il 2010 e il 2022 ha registrato una crescita del 130%, con un trend superiore all’andamento delle esportazioni nazionali di vino che nello stesso periodo sono cresciute del 101%.

Alle tre centrali di Alleanza Cooperative Italiane aderiscono 379 cantine con oltre 110mila soci, una produzione pari al 58% del vino italiano, un giro d’affari di 4,8 miliardi di euro, il 40% del totale del fatturato del vino nazionale. Il fatturato aggregato derivante dall’export delle cantine cooperative è pari a 2 miliardi di euro, pari a circa un terzo di tutto il vino italiano commercializzato all’estero. La valorizzazione dei soci è garantita da un livello medio di prevalenza mutualistica che si attesta ben oltre l’82%. In termini occupazionali, la cooperazione vitivinicola associata dà lavoro a oltre 9.000 persone, di cui il 67% è impiegato a tempo indeterminato. (riproduzione riservata)


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