“Si parla sempre di Cina ma guardando alle vendite reali ci sono paesi limitrofi dove si fanno fatturati più interessanti”. Parola di Alessandro Mutinelli, presidente e ceo di Iwb, Italian Wine Brands, primo gruppo italiano del vino non cooperativo con 180 milioni di bottiglie vendute nel 2022, anno chiuso con 430,3 milioni di euro di fatturato, in crescita del 5,2% rispetto al 2021 ma con ebitda in calo dell'11% a 37,2 milioni di euro, e un risultato netto di periodo a 14,2 milioni, il 21,8% in meno rispetto a un anno prima.
“Il calo di marginalità è dovuto anche a una mancanza di materiali, soprattutto il vetro - spiega Mutinelli - Lo avevamo in casa ma non potevamo imbottigliare e non potevamo spedire. Un doppio effetto, tra vetro e supply chain, che ha impattato sui conti”. Anche per questo, Iwb si orienta sull'Apac, l'area che comprende i paesi asiatici sul Pacifico, volendo mantenere la crescita.
“Vietnam, Corea del Sud, sono mercati che presidiamo con key account nostri – spiega Mutinelli - Stiamo conlcudendo un accordo per avere una stabile organizzazione in Cina dove apriremo un nostro ufficio a Shanghai entro fine anno. L'obiettivo è replicare su tutti i nostri mercati la quota del 12% che abbiamo in Svizzera”, ha aggiunto il manager.
Una spinta ulteriore potrebbe venire dalle vendite online. “È un canale dove continuiamo a investire – ha sottolineato Mutinelli - perché ci dà anche dei trend, delle risposte immediate su dove sta andando il consumatore. Attualmente l'online in Cina non lo facciamo direttamente: abbiamo nostri clienti che lo fanno. L'online – ha proseguito Mutinelli - lo gestiamo direttamente dove possiamo controllare la logistica, come in Europa. Gestire la logistica dall'Italia verso la Cina sarebbe impensabile”.
A dare la spinta ai canali web potrebbe giusto essere la nuova sede di Shanghai. “L'ufficio – conferma il manager - seguirà i clienti business, quelli che comprano all'ingrosso per poi rivendere. All'interno di questo ufficio ci sarà anche qualcuno che seguirà l'online. I nostri clienti in Cina sono distributori che poi vendono a grandi ristoranti e catene alberghiere. In Cina – ha aggiunto Mutinelli - il vino è molto utilizzato per fare i regali: il consumo è molto basso, meno di un litro procapite, perché il vino rappresenta ancora un prodotto occidentale, ed è più legato alla regalistica aziendale”. (riproduzione riservata)