Baidu, l'azienda cinese che gestisce il principale motore di ricerca del Paese, è stata inserita in una lista di società cinesi che potrebbero essere rimosse dai listini americani.
Oltre a Baidu, la Securities and Exchange Commission ha aggiunto anche altre quattro aziende cinesi al suo elenco provvisorio di aziende straniere che rischiano di non poter prendere parte agli scambi sulle Borse americane se si rifiutano di concedere ai regulator statunitensi di riesaminare i loro documenti contabili per tre anni consecutivi. Al momento, la legge cinese vieta questa pratica.
Con l'aggiunta di questi quattro nomi, la lista della Consob statunitense porta il numero di aziende cinesi che rischiano il delisting a 11. Nell'elenco appaiono anche il colosso dei social media Weibo e la catena di fast food Yum China, che controlla le catene Taco Bell e Kfc.
L'elenco elaborato dalla Sec si fonda sull'Holding Foreign Companies Accountable Act, una legge entrata in vigore nel dicembre 2020 che vieta gli scambi sulle Borse americane alle società che si rifiutino di aprire i loro libri contabili alle autorità statunitensi.
La legge riguarda tutte le aziende estere, ma il focus sulla Cina è legato al fatto che Pechino si sia rifiutata più volte di sottoporsi alla procedura in passato. In particolare, le aziende sono tenute a mostrare i documenti sulla rendicontazione degli ultimi tre anni consecutivi, pena la possibilità per la Sec di escluderle dal dual listing sulle Borse Usa.
La situazione non fa che rendere sempre più delicati gli affari per le aziende cinesi, messe a dura prova da anni da una forte repressione nella madrepatria, con misure repressive che hanno influenzato la fiducia degli investitori sui titoli cinesi e innescato a catena grandi sell-off nei settori dell'hi-tech, dei videogiochi e dell'e-commerce. (riproduzione riservata)