Una nuova importante mossa finanziaria per facilitare e implementare i rapporti tra le imprese italiane, in particolare quelle di piccola e media dimensione, e l'enorme mercato cinese è allo studio tre le due principali istituzioni finanziarie dei due paesi, China Investment Corporation (Cic) e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
Cic e Cdp, ai massimi livelli, stanno trattando, come hanno confermato a Class fonti diplomatiche, un nuovo fondo di investimenti con una dotazione di 1 miliardo di euro destinati al finanziamento di investimenti di aziende italiane nel mercato cinese. Secondo fonti finanziarie, al fondo partecipano con quote consistenti anche le due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il dossier è in mano ai rispettivi capi delle divisioni di Corporate Investment Banking, Mauro Micillo e Gianfranco Bisagni.
Secondo le stesse fonti la gestione del fondo sarebbe affidata agli italiani, quindi a una struttura formata da Cdp e dalle banche, mentre Cic, il fondo sovrano cinese, secondo al mondo per asset, 941 miliardi di dollari, sarebbe un puro investitore finanziario.
Il lancio ufficiale dell'iniziativa potrebbe coincidere con l'arrivo in Italia del presidente Xi Jinping, nella sua prima visita ufficiale, attesa, secondo fonti diplomatiche, per la seconda metà di marzo.
Il segnale che qualcosa di concreto stia maturando tra i due paesi è arrivato chiaro anche nelle otto pagine del documento conclusivo del nono comitato governativo che sio è tenuto venerdì scorso 25 a Roma alla presenza dei ministri degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi e Wang Yi, in cui è scritto che « si cercherà di "incoraggiare le istituzioni finanziarie a esplorare finanziamenti per la cooperazione in mercati terzi tra aziende italiane e cinesi, nonché per infrastrutture e finanziamento al commercio».
L'iniziativa del nuovo fondo, che aprirebbe un canale fondamentale per un salto di qualità nella presenza italiana in Cina, è anche il risultato di una collaborazione storica tra Cdp e le maggiori istituzioni finanziarie cinesi, il cui ultimo esempio è l'accordo firmato il 28 agosto scoro a Pechino da Chen Siquing, presidente ceo di Bank of China, e Fabrizio Palermo, ceo di Cdp, per favorire la collaborazione attiva tra le due istituzioni, nel sostegno alle esportazioni, il finanziamento di progetti infrastrutturali e di sostenibilità ambientale, le attività sui mercati dei capitali e la condivisione di esperienze e competenze.
Nella stessa occasione, ossia la visita in Cina di Giovanni Tria, ministro dell'economia, era stata firmato anche un protocollo d'intesa tra Cdp e Intesa Sanpaolo per rafforzare il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese italiane in Cina e delle imprese con sede in Cina controllate da realtà italiane, protocollo che delinea molto chiaramente alcune mosse tra cui la costituzione di un nuovo fondo.
«Consapevoli del ruolo fondamentale dell’export e dell’internazionalizzazione per lo sviluppo del sistema Paese e delle opportunità offerte alle imprese italiane dal mercato cinese, Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo hanno scelto di avviare una collaborazione per predisporre prodotti finanziari ad hoc e mettere a disposizione le competenze delle rispettive strutture specialistiche,» dichiarava il comunicato ufficiale, «il protocollo firmato oggi prevede, tra l’altro, l’individuazione delle formule operative maggiormente idonee a soddisfare le esigenze di accesso al credito e/o di strumenti di cofinanziamento in favore delle imprese italiane in Cina e la promozione, presso le aziende clienti di Intesa Sanpaolo, della gamma di prodotti e servizi offerti dal Polo unico dell’export e dell’internazionalizzazione SACE-SIMEST del gruppo CDP».
Nel piano industriale di Intesa Sanpaolo, varato l'anno scorso dal ceo Carlo Messina, il mercato cinese è stato individuato come uno dei principali target operativi della banca nei prossimi anni, sia per l'operatività bancario diretta, sia per l'appoggio e il finanziamento di iniziative in partenza dall'Italia. E anche Unicredit che ultimamente ha finanziato grandi operazioni tra cui lo sviluppo in Cina di Menarini e le attività di ChemChina e Pirelli punta molto sull'espansione intrenazionale.
Per Cic, che opera con una logica da investitore istituzionale, a lungo termine, almeno 10 anni, operazioni come la partecipazione a fondi di coinvestimento rientra nella prassi, anche se i cinesi sono molto cauti nel decidere simili passi e vogliono, ovviamente, avere un pieno controllo di come sarano investiti i loro capitali.
L'anno scorso Tu Guangshao, president operativo di CIC, ha avviato con Ireland Strategic Investment Fund (ISIF) un secondo fondo di investimento da 150 milioni di euro, il China-Ireland Growth Technology Fund II, focalizzato sulle aziende tecnologiche, mentre alla fine del 2017, in occasione della visita a Pechino di Donald Trump, il 9 novembre, i numeri uno di Cic e di Goldman Sachs avevano firmato un MoU per costituire un Fondo di cooperazione, China-US Industrial Cooperation Partnership, con una dotazione di 5 miliardi di dollari da investire in società american nel manufacturing, prodotti consumer e healthcare, già in rapporti con la Cina o decise ad avviare nuovi investimenti verso quel mercato.
Nel 2017 Cic ha investito 3,8 miliardi di dollari in 20 diversi progetti, in particolare nel settore delle infrastrutture, energia e trasporti. Lanciata nel 2007, China Investment Corporation ha registrato un rendimento annuo sui suoi investimeti del 5,94% nei dieci anni di attività, con un record del 17,5% nel 2017.