Credit Suisse vuole parlare sempre più mandarino e cantonese. Il gruppo bancario elvetico mira ad accelerare la sua espansione in Cina, triplicando il personale nei prossimi cinque anni. Lo ha detto oggi Janice Hu, ceo delle attività di Credit Suisse nel Paese asiatico. Parlando durante una conferenza stampa, Hu ha dichiarato che il gruppo ha assunto oltre 120 persone da giugno 2020, quando ha ottenuto la quota di maggioranza nella joint venture cinese, Credit Suisse Securities (China) Limited.
Hu ha aggiunto che la banca è in stretto contatto con le autorità di Pechino in merito al trasferimento dei dati a livello transfrontaliero. Il tema è particolarmente caldo dal momento che proprio ieri sono entrate in vigore in Cina norme più stringenti sulla protezione dei dati personali, integrando quelle sulla sicurezza dei dati nella regolamentazione del cyberspazio e nella salvaguardia della sicurezza nazionale.
La legge sulla sicurezza dei dati richiede a ogni azienda in Cina di classificare le informazioni gestite in diverse categorie e definisce le loro modalità di archiviazione e trasferimento a terzi. "Stiamo comunicando quotidianamente con l’ente di regolamentazione e con la nostra sede centrale per raggiungere un piano accettabile per le autorità e fattibile per noi. Ciò è al centro del nostro lavoro", ha affermato Hu.
La notizia è arrivata durante una settimana significativa per Credit Suisse. Come preannunciato dal suo presidente, Antonio Horta-Osorio, la banca ha comunicato che questo giovedì fornirà un aggiornamento sulla strategia del gruppo a seguito della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2021. Sarà un tentativo per riesaminare la gestione dei rischi e la cultura della banca, alle prese con le numerose crisi che hanno portato all'uscita di diversi manager. Dopo le vicende Greensill, Archegos e Iqbal Khan, l’ultimo scandalo in ordine cronologico è stato il caso Mozambico.
Credit Suisse ha accettato di pagare circa 475 milioni di dollari alle autorità statunitensi e britanniche per risolvere le accuse di corruzione e frode legate allo scandalo da 2 miliardi di dollari nel Paese africano, mentre la sua controllata si è dichiarata colpevole di un'accusa di cospirazione a New York. Il patteggiamento è stato reso noto lo stesso giorno in cui l'autorità di vigilanza finanziaria svizzera (Finma) ha redarguito la banca per un caso di spionaggio aziendale di lunga data. Nel frattempo, a Zurigo il titolo Credit Suisse scambia a quota 10,01 franchi svizzeri, in calo dello 0,65%. (riproduzione riservata)