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Dimon (JP Morgan): la Cina ha bisogno di crescita e fiducia

Nella sua visita in Cina, il numero uno della più potente banca di Wall Street ha sollecitato i politici a non penalizzare gli scambi commerciali fra le due potenze. L'incertezza politica nelle relazioni Usa-Cina potrebbe minare la fiducia degli investitori con danni gravi anche per il Dragone


31/05/2023 17:01

di Luca Carrello - Class Editori

settimanale
Jamie Dimon, ceo di JP Morgan

Dopo Elon Musk anche Jamie Dimon sbarca in Cina. Il banchiere statunitense interviene sulle relazioni Usa-Cina dal palco del JP Morgan Global China Summit di Shanghai, riservato a un ristretto numero di ospiti, molto selezionati. Dimon ha chiesto un «impegno reale» nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. E avverte che l’incertezza non inciderà solo gli investimenti esteri diretti: «Cambierà anche i cinesi e diminuirà la fiducia degli investitori», si apprende da Bloomberg.  

Il ceo di JP Morgan ha attriobuito la colpa anche al governo cinese, ma esprime fiducia: «Le controversie sulla sicurezza e sul commercio tra Usa e Cina sono risolvibili. Ma non sarà possibile se si rimarrà seduti dall’altra parte del Pacifico a urlarsi contro: quindi spero che si arrivi a un impegno reale», riporta Cnbc citando fonti di Reuters. L’ad, infine, auspica un de-risking dei rapporti economici Est-Ovest, preferibile a un disaccoppiamento su larga scala.

Dimon si è soffermato anche sulla ripartenza del Dragone, che sembra stia rallentando. Il ceo ha indicato i dati «spaventosi» sulla disoccupazione giovanile, che a maggio hanno raggiunto il livello più alto dall’inizio dei rilevamenti avvenuto nel 2019 (oltre il 20%). Per il banchiere «anche la Cina ha bisogno di crescita. E la fiducia è molto importante sotto questo aspetto».

L’economia cinese è ripartita con forza nel primo trimestre, ma la ripresa ha iniziato a vacillare. Gli investimenti immobiliari, il credito e gli utili industriali sono diminuiti, mentre indicatori come le vendite al dettaglio sono stati inferiori alle aspettative degli analisti. I dati mettono in dubbio l’obiettivo indicato dal governo, quello di una crescita del 5% nel 2023. Non aiuta la nuova contrazione dell’attività industriale in Cina: l’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero si è attestato a 48,8 punti a maggio, rispetto a 49,2 di aprile.

Dimon non metteva piede in Cina da quando, nel novembre 2021, era stato criticato per aver scherzato sui politici cinesi. Nello specifico, il banchiere aveva detto che JP Morgan sarebbe sopravvissuta al Partito Comunista. I rapporti col tempo si sono normalizzati, come dimostra l’incontro tra Dimon e Chen Jining, segretario del partito di Shanghai. Il politico cinese vorrebbe che JP Morgan continuasse a investire in Cina. 

E il ceo ha affermato che la banca svolgerà il ruolo di ponte verso Shanghai per le società straniere. Le dichiarazioni di Dimon sono allineate con quelle di Elon Musk, che ha sottolineato la comunanza di interessi commerciali tra Stati Uniti e Cina. Dopo aver accolto il ceo di Tesla, il ministro degli esteri cinese Qin Gang ha dato il benvenuto alle aziende straniere e ha auspicato che le relazioni tra le due potenze si fondino sul principio del «rispetto reciproco».

JP Morgan è stata la prima grande banca internazionale autorizzata dalle autorità cinesi ad aprire un'attività di brokeraggio interamente controllata. (riproduzione riservata)

 



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