Riapertura sarà uguale a ripartenza? Quella decisa a sorpresa da Pechino pochi giorni prima della fine dell’anno è stata indubbiamente una riapertura dei confini e dalle stringenti misure zero-Covid, ma affinché si possa parlare anche di ripartenza economica la strada è ancora lunga.
Il boom di casi in Cina potrebbe essere solo all’inizio
A dimostrarlo sono già i fatti. Dopo solo qualche giorno dal via libera deciso da Xi Jinping, il boom di contagi, oltre un milione al giorno, è tornato a intimorire i Paesi del resto del mondo che si sono affrettati ad adottare misure di controllo per chi arriva dalla Cina. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio. Il coro unanime degli esperti ritiene infatti che nel breve periodo l’economia cinese sarà destinata a sperimentare il caos piuttosto che il miglioramento, e questo perché Pechino resta comunque poco preparata ad affrontare la pandemia. Poco prima dell’abolizione della politica zero-Covid, infatti, oltre il 90% della popolazione cinese non era stato infettato dal virus e inoltre quello a cui si affida Pechino sembra essere un vaccino meno efficace rispetto a quelli a mRna comunemente usati nel resto del globo.
L’economia cinese ripartirà nella seconda parte del 2023
Nella fase iniziale che guarda al prossimo anno, secondo Bo Zhuang, senior sovereign analyst di Loomis Sayles, affiliata di Natixis Investment Managers, la riapertura scatenerà quindi un’ondata di casi di Covid che travolgerà il sistema sanitario, frenando i consumi e la produzione. Mentre Goldman Sachs parla di interruzione alle catene di approvvigionamento e carenza di manodopera. «È improbabile», spiega però Bo Zhuang, «che i politici impongano chiusure generalizzate». Nonostante queste evidenze gli esperti hanno stimato che la situazione, dopo un primo semestre più debole, migliorerà negli ultimi sei mesi del nuovo anno e che la riapertura di Pechino stimolerà la crescita portando a un prodotto interno lordo in progresso del 4,5% nel 2023 (dopo il +3% del 2022). In quanto secondo economia mondiale, la riapertura e la ripartenza della Cina saranno destinate ad avere importanti implicazioni economiche e di mercato anche a livello globale.
Quali conseguenze avrà sul resto del mondo la ripartenza della Cina?
1. La ripartenza della Cina potrebbe spingere l’inflazione
Le conseguenze del ritorno in campo di Xi potrebbero essere positive quanto negative. Guardando all’aumento generalizzato dei prezzi, c’è ad esempio chi ritiene che la riapertura della Cina possa fornire un assist all’inflazione. Bo Zhuang spiega infatti che mentre il carovita aumentava vertiginosamente negli Stati Uniti come in Europa quest’anno, la Cina ha agito da contrappeso inflazionistico. A causa del blocco, Pechino ha infatti utilizzato meno materie prime ed energia (la domanda cinese di petrolio è stata inferiore di 1 milione di barili al giorno rispetto alla media). È dunque probabile, secondo l’esperto, che l’appetito della Cina per le materie prime e l’energia aumenti con la ripresa dell’economia, facendo salire i prezzi proprio quando si prevede che l’inflazione nel resto del mondo si attenui. Quanto questo potrà influenzare le politiche monetarie delle banche centrali? Essendo solo agli esordi del nuovo anno è ancora presto per dirlo, ma indubbiamente sarà un elemento da tenere d’occhio.
2. Più forti yuan e la borsa di Hong Kong
Per i mercati azionari, in particolar modo quelli asiatici, arrivano invece notizie migliori. Poiché i listini sono soliti guardare a prospettive di lungo raggio, c’è da aspettarsi che i prezzi di mercato si muoveranno in anticipo rispetto all’economia reale e alla debolezza della Cina della prima parte dell’anno. A beneficiarne secondo l’analista di Natixis saranno le azioni e le obbligazioni societarie cinesi, con la volatilità che potrà anche offrire potenziali opportunità di acquisto. «Un’impennata della crescita cinese darebbe anche una spinta agli altri Paesi asiatici, soprattutto se i turisti cinesi riprendessero i loro normali modelli di viaggio», conclude Bo Zhuang, sottolineando che Thailandia, Vietnam e Giappone, potrebbero di conseguenza assistere a un rafforzamento delle valute. Il 2023 e la ripartenza farà bene più ai titoli cinesi di Hong Kong che ai listini di Shanghai e Shenzhen. «Negli ultimi due anni», ricorda infatti Jian Shi Cortesi, investment director, azioni growth Asia di Gam, «le azioni A-share scambiate a Shanghai e Shenzhen hanno segnato cali molto inferiori rispetto ai titoli cinesi scambiati a Hong Kong, un fenomeno dovuto principalmente agli investitori locali che sono stati meno pessimisti rispetto agli investitori internazionali». Questa tendenza si invertirà nel nuovo anno con i titoli cinesi quotati a Hong Kong pronti a sovraperformare le A-share. Le riaperture fungeranno da catalizzatore anche per lo yuan cinese, che Goldman Sachs, dopo un indebolimento iniziale, vede apprezzarsi sul dollaro statunitense a quota 6,9.
3. La riapertura della Cina spinge il settore dei viaggi. Focus sui tech
Tra i settori che più di altri beneficeranno della ripresa della corsa cinese ci saranno indubbiamente quello dei viaggi e dell’intrattenimento. Prospettive in miglioramento, secondo il gestore di Gam, anche quelle sui costruttori del settore immobiliare cinese che dovrebbero beneficiare delle politiche più favorevoli del governo.
I fari sono poi puntati sul comparto tecnologico su cui Gam rimane ottimista, visti anche gli utili e le performance migliori del previsto. Da Goldman Sachs avvertono però che la ripartenza cinese alimenterà la competizione con gli Usa e che l’attuazione rigorosa dei controlli sui semiconduttori da parte statunitense potrebbe comportare perdite di produzione sia nell’industria dei semiconduttori stessa che nei settori a valle che utilizzano chip avanzati a medio termine. La parola riapertura sarà sinonimo di sottoperformance invece per i titoli dei beni di consumo, andati bene negli ultimi due anni grazie alla propria natura difensiva, ma le cui valutazioni relative al settore sono diventate meno interessanti, concludono da Gam. (riproduzione riservata)