Shanghai rilancia il processo per diventare un centro finanziario globale entro la fine del 2020. In questa direzione va il documento presentato dalla municipalità martedì 22 gennaio, con l'approvazione del Consiglio di Stato, della People's bank of China e della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. Il piano intende favorire l'internazionalizzazione finanziaria della metropoli, proponendosi come hub per i prodotti in yuan.
L'obiettivo è favorire la partecipazione degli investitori internazionali al mercato locale nonché proporsi come piazza per l'emissione di bond. Secondo i dati, aggiornati al 2017, rilanciati dall'agenzia Xinhua, le società finanziarie con filiali nella città sono 1.537, di cui un 30% straniere. La crescita del pil nel 2018 è stata in linea con quella nazionale, con ritmo del 6,6%.
Tuttavia la città sconta ancora un distacco rispetto a concorrenti. Nella City, dati 2016, gli investitori non britannici detenevano circa la metà delle azioni quotate, di contro a Shanghai la percentuale si ferma al 6%. Attualmente, come spiegato da Xu Zhong, a capo dell'ufficio ricerche della PboC, la città si piazza quinta nel Global Financial Centers Index stilato da LongFinance, superando Tokyo, distaccato però ancora di 17 punti da Hong Kong, di 20 punti da Londra e di 22 da New York.
La gamma di prodotti finanziari a disposizione non è ancora sufficiente, ha ribadito Xu citato dallo Shanghai Daily. La città deve inoltre riuscire ad attrarre un numero maggiore di professionisti. Le linee di intervento puntano inoltre a fare della metropoli un centro dell'asset management, un hub per le scienze della finanza e della riassicurazione, con il progetto di una piattaforma operativa per la Belt and Road Initiative.
“Ora che la PboC è tornata a perorare l'inserimento del debito cinese negli indici obbligazionari globali, ha un senso riproporre l'ambizione di Shanghai a diventare un centro finanziario globale entro il 2020, in quanto la città deve restare uno dei volani delle riforme.”, sottolinea Carlo Diego D'Andrea, vice Presidente della Camera di Commercio Europea in Cina, “Manca tuttavia soltanto un anno alla scadenza che le autorità si sono date. Le riforme dovranno essere attuate. Sia il governo centrale sia le amministrazioni locali dovranno raddoppiare l'impegno di apertura e garantire licenze per le banche europee.