MENU
Azienda Finanza

Eurizon, la Cina sarà il secondo mercato obbligazionario al mondo

A gennaio il livello di emissioni è arrivato a 84mila miliardi di yuan, pari a circa 12mila miliardi di dollari. Con questi ritmi il sorpasso sul Giappone è alla portata e in 10 o 15 anni può eguagliare gli Usa


23/01/2019 12:07

di Andrea Pira - Class Editori

bond
Il mercato obbligazionario cinese è quadruplicato negli ultimi 10 anni

Nel 2019 il mercato obbligazionario cinese potrebbe diventare il secondo più grande al mondo. Questa la previsione di Eurizon nel caso dovessero essere confermati i ritmi di espansione degli ultimi anni.

"L’inclusione delle obbligazioni cinesi onshore all’interno degli indici principali ha motivato gli investitori istituzionali a considerare il mercato cinese", ha sottolineato Pierpaolo Rinaldo, gestore di Eurizon Fund Bond Aggregate Rmb parlando alla Finanz'19 in corso a Zurigo delle opportunità offerte dall'apertura del mercato agli investitori stranieri che oggi detengono appena il 2,1% del totale. 

"L’inclusione delle obbligazioni cinesi onshore all’interno degli indici principali ha motivato gli investitori istituzionali a considerare il mercato cinese", ha spiegato Rinaldo. A gennaio del 2019 il livello di emissioni è arrivato a 84mila miliardi di yuan, pari a più di 12mila miliardi di dollari. Attualmente quello cinese, seconda economia al mondo, è il terzo mercato obbligazionario dietro a Stati Uniti e Giappone.

"Se conferma i ritmi di espansione degli ultimi anni, il mercato obbligazionario cinese potrebbe diventare il secondo al mondo nel 2019", ipotizza il  Rinaldo. Negli ultimi due anni la crescita è stata attorno al 16%, se le nostre previsioni di crescita del pil e del mercato fossero confermate, nei prossimi 10, massimo 15 anni, il mercato cinese potrebbe quindi quadruplicare, arrivando a  primeggiare con quello statunitense.  

Nel corso del suo discorso Rinaldo ha inoltre enfatizzato l’ottimo profilo di rischio-rendimento offerto da quest’asset class per investitori denominati in euro:  “negli ultimi 10 anni il mercato obbligazionario in RMB ha conseguito rendimenti allineati ai paesi emergenti con una volatilità in linea con i mercati sviluppati e una correlazione bassa o addirittura  negativa con le altre principali strategie”.

Anche l'aumento dei default non preoccupa, benché negli ultimi anni siano stati più frequenti e abbiano interessato anche grandi aziende di Stato. Questo rientra in un fisiologico repricing del mercato del credito a seguito del processo di delevereging che interessa le imprese troppo indebitate e inefficienti per potercela fare con le proprie gambe, tra cui le cosiddette aziende zombi. Si tratta inoltre di numeri ancora limitati, una recente analisi del Financial Times, ne contava 117. 

Le autorità finanziarie dispongono inoltre di riserve tali da contenere i rischi: si parla di cash pari a 38,5% del pil e di asset finanziari netti a circa il 25% al 2017. "Ci sono tuttavia due temi da tenere a mente, ammonisce Rinaldo. Il primo sono le lacune nella trasparenza delle aziende. La Cina sconta infine la mancanza di una chiara legislazione sui default. Ma su questo sta lavorando e novità potrebbero arrivare già quest'anno.


Chiudi finestra
Accedi