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La valuta cinese è ai minimi dal 2009. Borse asiatiche in rosso

Gli economisti iniziano a temere che sia iniziata la guerra delle valute, considerate le parole della PboC, che cita i dazi. A differenza del 2015, Pechino non teme più la fuga dei capitali con lo yuan sotto a 7, perché nel frattempo ha approvato misure restrittive sul movimento dei capitali in uscita e ha potenziato le borse sia azionaria che obbligazionaria attirando flussi dall'estero


05/08/2019 09:06

di Elena Dal Maso - Class Editori

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L'Asia apre la settimana completamente in rosso. A pesare la decisione del presidente americano, Donald Trump,di alzare la posta sulla guerra dei dazi con la Cina a partire dal primo settembre, quando sarà applicato il 10% su 300 miliardi di dollari di beni prima esclusi. E a incidere anche i forti tumulti che hanno ripreso a Kong Kong, con il quartiere finanziario mezzo bloccato e lo sciopero generale in atto che sta tenendo a terra molti voli. E anche qui si inseriscono le tensioni fra Usa e Cina con Pechino che ha accusato Washington di supportare la rivolta.

Alle ore 7:30 italiane il Nikkei cede il 2,22%, l'Hang Seng perde il 2,85% e Shanghai lo 0,9%. L'oro sale dello 0,51% a 1.465 dollari l'oncia. L'euro si rinforza dello 0,18% a 1,1129, mentre lo yen sfonda quota 105 a 105,92 (+0,62%) e la sterlina cede lo 0,14% a 1,2144 per i timori di una Brexit senza accordo.

Il T bond decennale lascia sul terreno 7 punti base di rendimento e passa all'1,779%, mentre il decennale giapponese torna ai livelli del referendum sulla Brexit a -1,84%. E' corsa alle obbligazioni, che segue il crollo del Bund venerdì, sceso ai minimi storici di -0,502% con l'intera curva dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi diventata negativa per la prima volta in assoluto nella storia. Intanto i futures su Wall Street sono in rosso per l'1,4%.

Inoltre lo yuan è sceso sotto la soglia psicologica di 7 a 6,225, fatto che non avveniva da dicembre 2008. La PboC ha scritto in merito: "Sotto l'influenza di fattori tra cui unilateralismo, misure commerciali protezionistiche e aspettative di tariffe contro la Cina, lo yuan si è deprezzato rispetto al dollaro oggi, superando i 7 yuan per dollaro". Frase che ha cominciato ad allarmare gli economisti in Asia perché temono che la Banca centrale cinese possa aver iniziato la guerra delle valute contro il biglietto verde.

Nel 2015 la Cina aveva sbalordito i mercati finanziari globali facendo perdere allo yuan il 2% a causa del rallentamento della sua economia. E all'epoca aveva bruciato 1000 miliardi di dollari di riserve per stabilizzare la valuta. Ma oggi la situazione è diversa e non solo per la guerra dei dazi. Pechino, infatti, non teme più come in passato la fuga dei capitali con lo yuan sotto 7, perché nel frattempo ha approvato misure restrittive sul movimento dei  capitali in uscita e ha potenziato le borse sia azionaria che obbligazionaria attirando flussi dall'estero.

Intanto gli investitori in Asia stanno scommettendo su almeno 100 punti base di riduzione del costo del denaro negli Usa entro 12 mesi mandando a tappeto i rendimenti e alzando il valore dei bond. Più di 100 voli nel frattempo sono stati soppressi a Hong Kong oggi nell'ambito dello sciopero generale proclamato nell'ex colonia britannica al culmine di tre giorni di manifestazioni di protesta, talvolta sfociate in violenze con la polizia. Almeno 105 voli, secondo fonti dell'autorità portuale citate dalla stampa internazionale, sono stati cancellati dalla lista delle partenze dall'aeroporto di Hong Kong. 


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