Mercato cinese, transizione energetica e green, digitalizzazione. E ancora, ruolo giocato dagli investitori privati nella creazione del valore e impatto delle politiche monetarie e fiscali delle Banche centrali. I trend operativi per l'asset allocation del mondo post-Covid si strutturano in varie direzioni, ed è importante per gli investitori riuscire a captare i comparti che usciranno maggiormente rafforzati dalla crisi sanitaria ed economica. È lo spunto che arriva da Stéphane Monier, chief investment officer di Banque Lombard Odier & Cie, che ha delineato le strategie di investimento multi-asset necessarie in questa contingenza storica.
Con l'implementazione di politiche monetarie e fiscali che hanno abbassato i tassi di interesse (non ultima, la decisione della Fed dello scorso venerdì di proseguire la sua logica di tassi a zero), unite a un contesto di bassa crescita e bassa inflazione, "gli investitori hanno bisogno di accedere a opportunità che generino rendimenti più interessanti", argomenta il money manager. Un esempio su tutti: i rendimenti dei titoli di Stato a livelli bassissimi, che costringono a rivedere il modo corretto di far fruttare i soldi degli investitori.
In quali settori e su quali cambiamenti scommettere, quindi? Il gestore individua tre macrotematiche che potrebbero fungere in futuro da volano dei rendimenti, tenendo conto dell'"accelerazione dei trend strutturali" messa in atto dalla pandemia.
Primo, considerare la Cina come un'asset allocation indipendente, e non più come una parte del benchmark dei mercati emergenti. Le politiche che Pechino ha messo in atto per uscire dalla crisi sanitaria e la successiva ripresa fanno ipotizzare un ritorno del Dragone a livelli di crescita robusti. Un'ulteriore riprova: i dati dell'indice Pmi manifatturiero, usciti in mattinata, che hanno mostrato un valore di 51, segnale lampante di espansione economica. "L'economia cinese è pari al 16% del pil mondiale", evidenzia Monier, "ma attualmente rappresenta solo il 5% dei mercati azionari mondiali". La crescita della Cina sarà guidata soprattutto dai comparti della tecnologia e dei servizi: due delle maggiori aziende al mondo per capitalizzazione di mercato, Alibaba e Tencent, sono cinesi, e cinese potrebbe essere la maxi ipo del 2020, quella del colosso fintech Ant Group, che dovrebbe valere 30 miliardi di dollari ed essere la più grande della storia.
Secondo, cogliere i mutamenti sistemici strutturali, tra cui quelli demografici, il cambiamento climatico e la digitalizzazione. Ad esempio, afferma il gestore parlando del caso di Lombard Odier, "ci siamo concentrati sul climate change e sulle aziende in transizione verso un'economia più pulita". Dinamiche accelerate anche dai cambiamenti normativi: il Recovery plan dell'Unione europea, per citare il caso più importante, si muove verso un'economia "pulita, snella, inclusiva e circolare, che sarà il motore dell'evoluzione".
Terzo, guardare oltre le asset allocation tradizionali, senza disdegnare i mercati privati. "Molte grandi aziende private si affidano a venture capital privati prima di quotarsi in borsa", spiega Moin grado di apportare cambiamenti dirompenti nei settori più tradizionali".
Quanto alla costruzione di portafogli multi-asset, infine, il money manager delinea un quadro dei comparti più interessanti: una componente immobiliare per via dei grandi piani infrastrutturali in corso in varie parti del mondo, estensione dell'esposizione al debito sovrano, asset internazionali contro le sottoperformance del mercato domestico e oro "come fonte di hedging all'interno dei portafogli". (riproduzione riservata)