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Azienda Finanza

Nuova stretta della banca centrale cinese sulle fintech

Una direttiva del governatore Yi Gang, uno dei 10 banchieri centrali più stimati al mondo secondo Global Finance, impone ai colossi dei pagamenti e prestiti digitali di informare l'istituto centrale prima di ogni accordo o iniziativa finanziaria e di comunicare in tempi strettissimi sospetti di riciclaggio


01/09/2021 10:41

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Yi Gang, governatore della People Bank of China

La People's Bank of China, banca centrale della Repubblica popolare, a partire da oggi dovrà essere informata di tutti i nuovi prodotti e di tutte le operazioni - a partire dal collocamento in borsa - delle app di finanza online, come Alipay di Ant Group (Alibaba), secondo quanto riporta l'agenzia giapponese Nikkei.

La direttiva emessa dalla banca centrale impone agli operatori fintech di comunicare tutte le questioni rilevanti in materia di business in maniera preventiva e non a cose fatte.

Tra le informazioni significative di cui si richiede informazione anticipata, oltre ai collocamenti in borsa e i nuovi prodotti, anche gli accordi con servizi di pagamento internazionale e le partnership con aziende straniere. Inoltre ricadono in questo obbligo anche l'apertura di entità offshore e investimenti oltre una certa cifra.

La comunicazione preventiva deve essere fornita tra i 5 e i 30 giorni prima la concretizzazione, a seconda del tipo di operazione. La nuova regolamentazione ordina inoltre che tutte le violazioni della sicurezza dei dati e i casi di riciclaggio devono essere comunicati tra le due e le 24 ore dalla scoperta alla banca centrale.

La nuova stretta decisa dal governatore Yi Gang, uno dei 10 banchieri centrali più apprezzati al mondo, secondo il mensile Global Finance, che gli consegnerà una speciale menzione durante le riunioni del prossimo Fondo Monetario Internazionale, arriva dopo la caotica espansione negli ultimi anni del settore fintech, contrassegnata da un aumento esponenziale dei pagamenti e dei finanziamenti attraverso le piattaforme come Alipay (gruppo Alibaba) e WeChat Pay (gruppo Tencent) e quotazioni in Cina e su borse estere a multipli molto elevati. 

Questa ulteriore stretta normativa delle autorità cinese potrebbe tuttavia innescare uno sviluppo del business dei colossi fintech cinesi al di fuori della Cina, per aggirare i controlli in patria. Lo afferma il Financial Times citando il caso di Tencent che nel primo semestre di quest'anno ha moltiplicato gli investimenti internazionali, con 16 nuovi accordi nel primo semestre di quest'anno, secondo dati di Refinitiv. Nello stesso periodo del 2020 erano stati quattro e nel 2019 tre. In totale gli accordi stipulati da Tencent furoi dalla Cina sono 34. 

Tencent, attraverso la controllata Miniclip, nel Regno unito, ha acquisito il programmatore di giochi olandese Gamebasics a gennaio e poi, in Romania, la Green Horse Games. Non sono note le cifre investite.

Tencent inoltre ha finanziato diverse startup anche a Singapore, India, Giappone, Corea del Sud e Australia. Attualmente gli investimenti esteri contribuiscono al 25 per cento delle entrate del gruppo nel settore del gaming.

Recentemente i negoziati per l'acquisto, sempre attraverso una controllata, dello sviluppatore di giochi tedesco Crytek sono diventati oggetto di preoccupazioni per i rischi che porrebbe alla sicurezza dei dati. (riproduzione riservata)


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