«Prestissimo apriremo due grandi aggregatori in Cina, due strutture fisiche create in joint venture con gruppi della logistica che collaborano con giganti dell'e-commerce come AliBaba e JD da cui passeranno tutti gli ordini fatti dai clienti italiani in quel Paese. Non era scontato vedere Poste sbarcare in Cina».
Lo ha detto a Repubblica l'amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, aggiungendo che in Italia, nonostante la crisi, "non solo siamo rimasti in piedi, dando continuita' al nostro servizio, ma siamo andati anche oltre i servizi ordinari, a differenza di molti altri concorrenti all'estero".
Per la verità, il tentativo di Poste di inserirsi nel più grande mercato di e-commerce del mondo risale al luglio 2013 con la presidenza di Massimo Sarmi, che aveva firmato a Pechino con China Post un accordo per la creazione di un padiglione virtuale del ''Made in Italy'' sulla piattaforma di shopping on line, con l'obiettivo di aprire le porte della Cina alle aziende italiane.
L'intento era di mettere a disposizione soprattutto delle pmi la piattaforma, senza sostituirsi ai distributori già selezionati dalle stesse aziende, ma affiancandosi a loro. La promessa era che il prodotto sarebbe arrivato in Cina ‘chiavi in mano’, perché Poste si sarebbe occupata di tutto, anche della traduzione della descrizione del prodotto.
«In questo modo le aziende italiane avranno a disposizione la chiave d'accesso ad un mercato che vale 265 miliardi di dollari, che nel 2012 ha acquistato prodotti italiani per un valore di 9 miliardi di euro con preferenze per oggetti in pelle, abbigliamento e gioielleria, e che fa segnare una crescita della domanda di prodotti italiani di oltre il 20% negli ultimi 2 anni» aveva spiegato Sarmi allora.
«Poste Italiane assicurerà il necessario supporto alle imprese come trait d'union con l'operatore postale cinese» aveva assicurato Sarmi. Poste Italiane e China Post avevano rafforzato le intese anche in campo assicurativo e della logistica, con China Post Life Insurance, societa' controllata da China Post, per lo sviluppo di prodotti in co-branding e revenue sharing.
Poi Sarmi a metà 2014 aveva lasciato Poste e del progetto non si è saputop più nulla.
Ora che Poste sta crescendo nella logistica, Del Fante sembra intenzionato a riprendere le fila di quel tentativo. Con la pandemia e' piu' difficile, ma "di sicuro piu' necessario: con il boom dell' e-commerce in questi giorni viaggiamo su un milione e mezzo di consegne di pacchi al giorno, quando un anno fa - era il Black Friday 2019 - la soglia di un milione di pacchi ci parve un miracolo. E sulla logistica stiamo lavorando anche per i vaccini", ha continuato il ceo di Poste.
Alla domanda su quali spinte vede, logistica a parte, per ripartire nel 2021, "in primo luogo l'attivita' finanziaria. Nel primo semestre 2020 abbiamo visto come tutti un aumento della raccolta netta. Cosi' per il risparmio postale questo e' stato un anno record, mentre nelle Polizze Vita, dove siamo i primi emittenti, ci stiamo spostando con gradualita' su profili di rischio un po' piu' elevati per assicurare rendimenti che senno', con i tassi a zero, sarebbero impossibili". Ci sono altri spazi per Poste come assicuratore, "il piano e' di aumentare l'offerta di protezione alla persona: sulla casa siamo a buon punto, sui danni ci sono ancora spazi e da gennaio partiremo con la Rc auto attraverso prodotti di Generali Ass. e Unipol venduti ai nostri sportelli".
Il boom dei pagamenti digitali puo' aiutare: "i nostri mezzi di pagamento elettronici, carte comprese, sono in mano a 29 milioni di italiani. Ma per fare profitti in questo settore bisogna essere forti soprattutto nel cosiddetto "acquiring", ossia fornendo i servizi di pagamento elettronico ai negozianti. Lo faremo sempre di piu', anche attraverso l'innovazione che abbiamo appena lanciato, che permette di pagare semplicemente inquadrando un Qr code", ha concluso. (riproduzione riservata)