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Azienda Finanza

Stretta in Cina, la crescita decelera, ma sarà ripresa nel 2022

La Pboc ha annunciato che aumenterà la supervisione nei confronti delle aziende, mentre la China Securities Regulatory Commission ha diffuso una bozza per fissare nuove regole sui listing all’estero. Per Amundi, la crescita del pil cinese si attesterà al 3-4% nel primo semestre 2022, per poi risalire oltre il 5%


28/12/2021 11:53

di Roberto Italia - Class Editori

Cina

Non accenna a placarsi la tempesta normativa in Cina. La Banca popolare cinese (Pboc) ha annunciato oggi che aumenterà la supervisione nei confronti di società di capitali e piattaforme e implementerà gradualmente un sistema di gestione per i finanziamenti nel settore immobiliare. La crisi del debito che sta investendo il mattone nazionale ha colpito duramente un settore fondamentale per la crescita economica del Paese. "Una politica monetaria prudente è flessibile, ragionevole e appropriata", ha dichiarato la Pboc in una nota. Inoltre, la banca centrale ha menzionato anche il lancio di misure di supervisione per l'infrastruttura finanziaria e promuoverà gradualmente l'apertura del mercato obbligazionario.

Anche la China Securities Regulatory Commission (Csrc), la Consob cinese, si è mossa recentemente. Secondo il Wall Street Journal, il regolatore ha diffuso una bozza di norme, al vaglio del mercato fino al prossimo 23 gennaio, per fissare nuove regole per la quotazione all'estero di aziende cinesi. L'iniziativa arriva dopo che le quotazioni negli Stati Uniti si sono bloccate l'estate scorsa a seguito dello sfortunato tentativo di ipo da parte di Didi, punita da Pechino con l'accusa di forzatura delle regole nazionali. La Csrc ha affermato che le imprese cinesi che vogliono quotarsi all'estero dovrebbero seguire le regole nazionali e presentare prima domanda di registrazione in Cina. Il nuovo regolamento, ha assicurato l’autorità, non ha lo scopo di inasprire le regole per i listing all'estero, ma chiarisce che questo non dovrà consentire di divulgare segreti di Stato e il mancato rispetto delle normative sugli investimenti esteri e sulla cybersicurezza.

Ma l’impatto macroeconomico di questi mesi tumultuosi all’insegna della "prosperità comune", oltre alla politica di tolleranza zero nei confronti del Covid, si fa sentire. Secondo gli esperti di Amundi, la crescita del pil cinese su base annua dovrebbe scendere al di sotto del 3% nel quarto trimestre del 2021 e attestarsi intorno al 3%-4% nel primo semestre del 2022, per poi risalire al di sopra del 5%. "Il principale rischio ribassista che incombe sulle nostre previsioni è un rallentamento più marcato del settore abitativo non accompagnato da altri pacchetti di stimoli", hanno dichiarato Monica Defend, responsabile globale della ricerca, e Claire Huang, macro strategist per i mercati emergenti della società di asset management. Pechino è diventata sensibilmente più tollerante nei confronti di un rallentamento della crescita, ma "prevediamo che questa transizione economica strutturale sarà accompagnata da una maggiore chiarezza e da un maggiore coordinamento a livello politico. Siamo convinti che sul lungo termine queste misure ridurranno i rischi sistemici, consentendoci di esplorare le opportunità in modo selettivo", hanno spiegato da Amundi. In conclusione, Defend e Huang hanno sottolineato i considerevoli vantaggi degli asset cinesi, compreso il renminbi, in termini di diversificazione dei portafogli globali per gli investitori alla ricerca di un reddito reale più elevato. "Tali attivi sono supportati dal ruolo crescente della Cina nel commercio asiatico e dal desiderio del governo di aumentare la rilevanza internazionale della sua valuta”, hanno concluso.

Insomma, il 2021 verrà ricordato come un anno di cambiamenti regolatori senza precedenti per il Dragone. Nella speranza che il costo pagato oggi diventi davvero il beneficio di domani. (riproduzione riservata)


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