E' Bank of China la prima big del credito cinese autorizzata a emettere bond perpetui. Trascorse appena tre settimane dalla riunione del comitato per la stabilità finanziaria dello scorso 26 dicembre, che aveva dato il via libera all'utilizzo di tali strumenti "il prima possibile", l'autorità di vigilanza sul credito e le assicurazione (Cbirc) ha dato luce verde all'emissione di titoli per 40 miliardi di yuan, allo scopo di coprire il capitale mancante. L'agenzia di rating Moody's stima che il buco nei quattro grandi istituti pubblici cinesi sia attorno ai 2.850 miliardi di yuan. Cifra da coprire entro il 2025 per rientrare nei requisiti internazionali fissati per gli istituti troppo grandi per fallire.
Un bond perpetuo è un titolo senza scadenza, più vicino ad azioni privilegiate che danno diritto a un dividendo costante che a una obbligazione. L'emissione servirà a rafforzare i requisiti di capitale Tier 1 capital dell'istituto. Il rendimento è solitamente più alto rispetto alle obbligazioni tradizionali.
"I nuovi strumenti aiuteranno le banche a ottimizzare il capitale e rafforzando la capacità di erogare credito e di scongiurare rischi", si legge nella nota diffusa dalla Cbirc.
La possibilità di sfruttare un tale strumento era nell'aria. Bank of Chian, già da mesi aveva avviato le operazioni preliminari. Per il mondo del credito cinese si tratta di una prima assoluta. Non per il sistema Cina però. Le prime emissioni di bond perpetui da parte di imprese di Stato datano infatti 2013
La stretta sul mondo del credito. l'obbligo di separare dalle banche le attività di wealth management, che dovranno operare in autonomia, il rallentamento della redditività hanno reso però più difficile la raccolta per gli istituti. Entro la fine dello scorso anno le banche cinesi sistemiche a livello globale ( Icbc, Bank of China China Bank of Construction e la Agricoltural Bank) doveva detenere strumenti TLAC ( total-loss absorbing capacity) pari all'11,5%. Per le cosiddette G-Sibs dei Paesi avanzati la percentuale era al 16%, mentre per gli istituti dei Paesi emergenti tale percentuale è stata fissata al 2025 per salire al 18% nel 2028. Le autorità cinesi puntano però ad anticipare i tempi.