Gli Stati Uniti aumentano ancora la stretta su Huawei. Il Dipartimento del Commercio statunitense ha revocato, infatti, una serie di licenze per l'esportazione di chip al colosso tecnologico cinese. «Valutiamo continuamente come i nostri controlli possano proteggere al meglio la nostra sicurezza nazionale e gli interessi di politica estera, prendendo in considerazione un ambiente di minacce e un panorama tecnologico in costante cambiamento», ha dichiarato un portavoce del Dipartimento del Commercio a Cnbc, spiegando che «come parte di questo processo, a volte revochiamo le licenze di esportazione».
La decisione impedirà adesso a due grandi fornitori del colosso cinese, ovvero Qualcomm e Intel, di fornire a Huawei i chip per i suoi smartphone e computer. Huawei era stata inserita nel 2019 nella lista nera degli Stati Uniti, che vieta alle aziende statunitensi di vendere componenti tecnologiche - compresi i chip 5G - al gigante cinese per motivi di sicurezza nazionale. Nel 2020, è arrivata poi un'ulteriore stretta di Washington che ha iniziato a richiedere ai produttori stranieri che utilizzano apparecchiature americane per la produzione di chip di ottenere una licenza prima di poter vendere semiconduttori all'azienda.
La mossa di Washington arriva mentre la concorrenza tra Huawei ed Apple si fa sempre più accesa, soprattutto in Cina, dove lo scorso aprile il colosso cinese ha presentato una nuova linea di smartphone Pura 70, sfidando la società di Cupertino nel segmento di fascia alta del mercato. Il nuovo prodotto parte, infatti, da 5.499 yuan (760 dollari) e arriva fino a 9.999 yuan per l'edizione Ultra, che corrisponde al prezzo di alcuni modelli di iPhone 15.
Nel primo trimestre del 2024, inoltre, secondo i dati raccolti dalla societ di ricerca Counterpoint Research, Huawei ha registrato un incremento delle spedizioni in Cina del 69,7% su base annua, mentre le spedizioni di iPhone sono diminuite del 19,1%. Nel suo report, Counterpoint ha rilevato che la società cinese è la quarta per dimensioni nel settore nel Paese del Dragone, e sta velocemente macinando terreno nei confronti di Apple, in terza posizione.
L'ulteriore stretta sulle forniture di chip a Huawei arriva in contemporanea con una presa di posizione del Fondo Monetario internazionale che certifica come la guerra tecnologica tra Usa e Cina minacci la cooperazione commerciale globale e la crescita economica. «Sempre più spesso, i Paesi di tutto il mondo sono guidati da preoccupazioni di sicurezza economica e nazionale nel determinare con chi commerciare e in chi investire», ha puntualizzato il vicedirettore generale dell'Fmi, Gita Gopinath, «questo ha portato i Paesi a schierarsi sempre più spesso tra Cina e Stati Uniti. La tendenza alla frammentazione minaccia un allontanamento da un sistema commerciale globale basato su regole e una significativa inversione dei vantaggi dell'integrazione economica».
La crescente tensione tra le due maggiori economie mondiali si è riflessa a livello globale, con oltre 3.000 restrizioni commerciali imposte dai Paesi di tutto il mondo nel 2022 e 2023, più che triplicate rispetto al 2019, secondo i dati compilati dal Fondo Monetario Internazionale. Sebbene la frammentazione economica non abbia ancora raggiunto gli stessi livelli della Guerra Fredda, il suo impatto potenziale rischia di essere peggiore a causa della maggiore dipendenza dell'economia globale dal commercio, secondo Gopinath.
Se le divisioni non vengono colmate, l'Fmi stima che i costi economici per il Pil mondiale potrebbero raggiungere il 7% nello scenario di frammentazione estrema. Il Pil subirà un calo di circa lo 0,2% in caso di divisioni lievi. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, i Paesi a basso reddito saranno probabilmente i più colpiti a causa della loro maggiore dipendenza dalle importazioni agricole e dagli investimenti esteri delle economie più avanzate. (riproduzione riservata)