Con le solite modalità delle società americane, definite piuttosto barbariche dai media internazionali, durante lo scorso fine settimana, i lavoratori IBM con sede in Cina si sono visti bloccare l’accesso al sistema intranet dell’azienda, prima che venisse loro comunicato che l’IBM China Development Lab e il China Systems Lab stavano per chiudere. Secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche locali, oltre 1.000 dipendenti sono stati licenziati a Pechino, Shanghai e nella città portuale settentrionale di Dalian. Un dipendente, che ha parlato a condizione di anonimato, ha detto che molti dipendenti IBM di Pechino hanno sfidato la pioggia battente per riunirsi in ufficio per l’incontro di lunedì, ma sono rimasti delusi dalla brevità dell’incontro.
Un rappresentante dell’azienda ha dichiarato lunedì che l’azienda adatta le proprie operazioni in base alle necessità per servire al meglio i clienti, aggiungendo che “questi cambiamenti non avranno un impatto sulla nostra capacità di supportare i clienti in tutta la regione della Grande Cina”.
Ma la sostanza è che Ibm si ritira dalla Cina. L’azienda statunitense del settore informatico chiude l’intero reparto di ricerca e sviluppo (R&D) in Cina, per trasferirsi su altre basi infrastrutturali all’estero. Jiemian News, media digitale basato a Shanghai, ha citato quanto annunciato da Jack Hergenrother, vicepresidente di Ibm Global Enterprise Systems Development, alla riunione di tutto lo staff del’ Ibm China System Center. Ibm China conta circa 12mila dipendenti.
Hergenrother ha affermato che l’azienda ha preso la difficile decisione di spostare la sua attività infrastrutturale, in calo negli ultimi anni in Cina, verso altri Paesi, in modo da essere più vicini ai clienti in base alle opportunità di mercato.
La società ha assicurato che i cambiamenti non influenzeranno la capacità di fornire supporto ai clienti nella Grande Cina. Jiemian News ha spiegato che «le imprese cinesi, in particolare quelle private, si stanno sempre più concentrando nel cogliere le opportunità offerte dal cloud ibrido e dalle tecnologie di intelligenza artificiale, e l’obiettivo strategico locale di Ibm in Cina è di sfruttare la nostra vasta esperienza nella tecnologia e nella consulenza per formare un team con le capacità corrispondenti per aiutare i clienti cinesi a creare soluzioni che soddisfino le loro esigenze».
Secondo il Fiancial Times l’attività locale di Ibm soffre anche perché i suoi concorrenti cinesi beneficiano delle direttive dall’alto di Pechino ai governi locali e ai gruppi statali per acquistare più prodotti tecnologici dai fornitori nazionali.
«Negli ultimi anni, Ibm ha costantemente ridotto la propria presenza, parte del disaccoppiamento”, ha affermato un ex dipendente. Le vendite della divisione cinese sono diminuite di quasi il 20% nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre la regione Asia-Pacifico nel suo complesso ha contribuito per l’11,7% dei 62 miliardi di dollari di ricavi di Ibm, segnala ancora il quotidiano finanziario britannico.
A maggio, Microsoft ha offerto di trasferire centinaia di dipendenti cinesi che lavoravano su cloud e intelligenza artificiale, mentre gli Stati Uniti continuavano a limitare l’accesso della Cina a tecnologie sensibili. Sempre il colosso di Redmond aveva precedentemente chiuso il suo sito di social network LinkedIn nel paese. (riproduzione riservata)